(AdnKronos) - Per il settore, il 2017 è stato, a differenza del 2016, "un anno di consolidamento e mantenimento delle quote di mercato: si è dovuto gestire con intelligenza un anno di forte crescita come quello precedente". Il problema, dice Olga Bussinello, è che come sistema Italia "siamo in competizione con il mondo intero e con Paesi che hanno elevate quantità di prodotto e quindi prezzi più competitivi: Cile, California, Australia e Sud Africa". A penalizzare l'Italia è il fatto che "non ha accordi di ingresso a tassazione zero con molti mercati. In Cina per entrare paghiamo le tasse, mentre il Cile, ad esempio, entra a costo zero perché ha fatto accordi con il governo cinese". L'Unione europea avrebbe dovuto fare la sua parte: "L'Europa è mancata rispetto a questi temi, soprattutto con un mercato emergente come la Cina che ha potenzialità di consumo molto elevate e in cui potremmo starci tutti, francesi, austriaci, italiani e spagnoli", ribadisce.Un accordo con la Cina sarebbe "un elemento di vantaggio in più per tutto il Vecchio Continente". Bisogna ragionare sui dazi, ma anche su "tempi di sdoganamento più brevi e agevolazioni rispetto agli sbarramenti all'ingresso di alcuni Paesi dovuti a contratti con la gdo: sono costi che pesano sulle aziende vinicole". La liquidità non è un problema ("le banche ci finanziano, il settore agroalimentare vive un buon momento"). Piuttosto, "bisogna lavorare su costi aggiuntivi e sui prezzi, puntando sui nostri vitigni autoctoni, di cui la Francia è sprovvista, e sulle 400 denominazioni che identificano e raccontano il nostro territorio".
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