Roma, 15 apr. (AdnKronos) - ''È urgente agire sulla fiducia e sulla crescita; l’alternativa è continuare a reperire altri soldi pubblici, aumentando le imposte o tagliando la spesa. Ma in questo modo, la riduzione del debito diventa difficile e costosa''. Lo afferma Confindustria nel corso dell'audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e senato impegnate nell'esame del Def. Se lo scenario descritto nel Documento di economia e finanza ''è realistico non possiamo non sottolineare che è negativo'', sottolineano gli industriali. Per questo ''occorre intervenire ora per riequilibrare le scelte del passato e reagire al rallentamento ciclico. Soprattutto, c’è bisogno di chiarezza sulle direttrici di politica economica'.Il Def ''dice poco sulle principali linee della prossima legge di bilancio''. Dice che il deficit calerà e quindi ''implicitamente si assume che l’Iva aumenterà; ma allo stesso tempo lascia aperta la possibilità che questo non avvenga, senza però spiegare quali misure compensative verranno messe in campo'', ricorda Confindustria. L’attivazione delle clausole di salvaguardia avrebbe un impatto nel 2020 stimabile in: 0,3 punti percentuali di minor crescita e 0,9 punti di di minor deficit. Occorre trovare, avvertono gli industriali, ''un opportuno mix di interventi per far scendere il rapporto deficit/Pil in misura adeguata a rassicurare i mercati finanziari e, allo stesso tempo, limitare gli effetti recessivi''. Per questo serve ''un'inversione di rotta della politica economica. Serve partire dallo stallo attuale per aprire una nuova fase che punti alla crescita economica e avvii un percorso di rientro del debito pubblico'', sottolinea Confindustria. Da dove cominciare? ''Occorre innanzitutto creare un clima di fiducia''. ''Va restituita la fiducia alle famiglie, per evitare che queste accrescano il risparmio a fini precauzionali''. E va restituita fiducia alle imprese affinché aumentino la propensione agli investimenti; vanno rassicurati gli investitori perché si riduca il premio al rischio e scendano i tassi di rendimento sui titoli di Stato; ciò consentirebbe alle imprese di recuperare pieno accesso al credito.
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