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Milano, 21 giu. (AdnKronos Salute) - Nel 2015 diminuisce del 2,7% il consumo di antibiotici in Italia, mentre la spesa per questi medicinali si riduce del 3,2% per un valore pro capite pari a 14,77 euro. E' quanto emerge dal Rapporto sull'uso dei farmaci (Osmed) dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), presentato oggi a Roma. Nel Paese sono state consumate 22,8 dosi giornaliere ogni mille abitanti di antibiotici. I dati si riferiscono sia all'erogazione in regime di assistenza convenzionata sia all'acquisto da parte delle strutture sanitarie pubbliche. E i maggiori consumi si concentrano in Campania, Puglia, Calabria e Abruzzo, mentre Provincia autonoma di Bolzano, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Veneto si distinguono per quelli più bassi. Sebbene una diminuzione si sia registrata in quasi tutte le Regioni, rileva l'Aifa, i consumi di antibiotici continuano dunque a mostrare un'ampia variabilità regionale "e, in particolare, sono caratterizzati da un gradiente Nord-Sud". La Campania, regione con il maggior consumo di antibiotici, è a 32,5 dosi giornaliere (DDD) ogni 1.000 abitanti. All'estremo opposto la Provincia autonoma di Bolzano con il consumo più basso, pari a 14,4 dosi giornaliere (DDD) ogni 1.000 abitanti. Quanto alle tipologie, al primo posto per consumi ci sono le associazioni di penicilline, seguite da macrolidi e lincosamidi e chinoloni. Tutte queste categorie hanno presentato una riduzione dei consumi rispetto all'anno precedente. I maggiori incrementi dei consumi sono stati invece registrati per i monobattami (+29,8%) e gli antibiotici contro germi resistenti in esclusivo uso ospedaliero (+4,0%).Nel 2015 la spesa totale per gli antibiotici (sia a uso territoriale che ospedaliero) è stata pari a 898,1 milioni di euro e ha inciso per il 4,1% sulla spesa a carico del Servizio sanitario nazionale. I dati per età e sesso riferiti all'intera categoria degli antimicrobici (comprendente non solo gli antibiotici, sebbene quest'ultimi rappresentino la maggioranza dei consumi) mostrano la più alta prevalenza nelle fasce d'età 0-4 anni e sopra i 64 anni, con i valori più alti mediamente nelle donne rispetto agli uomini. La buona notizia, rileva l'Aifa, "l'uso inappropriato degli antibiotici è in calo". Anche se è più elevato al Sud e nelle Isole e in generale si riscontra prevalentemente nella cistite acuta, nell'influenza, nel raffreddore e nella laringotracheite acuta.L’impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate, spiega l'Aifa nel report. Un dato che comunque appare in costante calo rispetto agli anni precedenti. In particolare, nel 2015 il 37,1% dei soggetti con diagnosi di affezioni virali delle prime vie respiratorie (influenza, raffreddore, laringotracheite acuta) ha ricevuto una prescrizione di antibiotico.Da un confronto con i dati del precedente rapporto Osmed, spiega l'Agenzia del farmaco, è possibile osservare come tutti i tassi d’inappropriatezza d’uso degli antibiotici siano in calo, in particolare l’impiego improprio di antibiotici per le affezioni virali delle vie respiratorie è calato dal 41% del 2014 al 37,1% del 2015. Tutti gli usi inappropriati degli antibiotici per le infezioni delle vie respiratorie sono stati registrati in maggioranza al Sud e nelle isole, nella popolazione femminile e negli individui di età avanzata. Sempre sul fronte appropriatezza d'uso dei farmaci, segnala l'Aifa, "si conferma il trend di inappropriatezza nel trattamento con i farmaci antidiabetici". La percentuale di pazienti aderenti al trattamento è risultata del 63,6%, in leggero calo rispetto all'anno precedente (-0,7%) e con il Nord che va meglio del Sud. La percentuale di pazienti in trattamento con DPP-IV inibitori senza i criteri previsti dalle precisazioni sulle limitazioni generali alla rimborsabilità degli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (DPP-IV) è risultata del 24,1%, in aumento rispetto all’anno precedente (+10,9% nel 2015 rispetto al 2014). Dall’altro lato, la percentuale di pazienti con i criteri previsti ma non in trattamento con tali farmaci è risultata del 64,4%, in aumento rispetto all'anno precedente (+3,2% nel 2015 rispetto al 2014). Sul fronte prevenzione del rischio cardiovascolare, si legge nel rapporto, l'analisi dei dati Asl mostra che in meno del 60% dei pazienti (58,1%) il trattamento antipertensivo viene assunto con continuità, ma si osserva uno spostamento nella direzione dell'appropriatezza rispetto allo scorso anno. Per la depressione, la quota maggiore di pazienti non trattati farmacologicamente è presente al Sud, nella popolazione maschile e tra i pazienti più giovani, di cui solo il 33,1% assume antidepressivi. Nel 2015 la percentuale di pazienti aderenti alle terapie prescritte risulta del 39,6%, percentuale di poco superiore all'anno precedente (+0,7%). Per quanto riguarda i farmaci per i disturbi ostruttivi delle vie respiratorie, dai dati delle Asl emergono anche nel 2015 bassi livelli di aderenza al trattamento pari al 13,8%. Dai dati emerge infine un peggioramento nell'appropriatezza d'uso degli inibitori di pompa protonica: il sovrautilizzo di farmaci per i disturbi correlati all'acidità, in particolare degli inibitori di pompa protonica - scrive l'Aifa - è un fenomeno "ormai conclamato sia in Italia, sia nel resto del mondo". Eppure "diversi studi hanno evidenziato effetti avversi anche gravi, in particolare quando questi farmaci sono impiegati per periodi prolungati o quando, soprattutto nella popolazione anziana con comorbidità, interagiscono con altre terapie farmacologiche assunte dal paziente".Dai dati delle Asl emerge una percentuale di pazienti in trattamento con inibitori di pompa protonica senza i criteri di rimborsabilità previsti dalla Nota Aifa 1 o dalla Nota Aifa 48 del 50,4%, in aumento rispetto all'anno precedente (+4,3% nel 2015 rispetto al 2014). La percentuale è risultata superiore al Nord (52,0%) rispetto al Centro (44,8%) e al Sud (49,3%) e nelle classi di età più giovani.





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