Roma, 4 ott. (Labitalia) - Raddoppieranno in poco più di 15 anni gli immigrati occupati in Italia: con gli attuali flussi migratori, infatti, passeranno dagli attuali 2 milioni (10% del totale) a 4 milioni (18%) invertendo una dinamica che dal 2010, per quel che riguarda la migrazione per lavoro, ha registrato un calo dell'84%. Il loro contributo al Pil crescerà dal 9% al 15%. Complessivamente gli immigrati passeranno dall'8,2% del 2015 al 14,6% di cui il 21,7% tra gli 0-14 anni ed il 17,4% tra i 15-64 anni. Sono i dati di un'indagine sull'immigrazione elaborata dall'Ufficio Studi Cisl. Secondo i dati Cisl dei 2.294.000 attualmente immigrati nel nostro paese con un regolare contratto di lavoro, 1.238.000 sono uomini ed 1.056.000 donne, occupati al 70% come operai, con un reddito che, per il 40% degli occupati, è inferiore agli 800 euro mensili, un tasso di disoccupazione pari al 16,9% ed una crescita elevata degli stranieri inattivi a 1.200.000 di cui il 70% donne. Le richieste di asilo nel 2015 sono aumentate nella Ue a 28 del 110% passando da 626.960 a 1.321.600, con punte del 793,5% in Finlandia, 314,1% in Ungheria, 214,5% in Austria, 163,2% in Spagna, 135,1% in Germania, 100,1% in Svezia, 96,7% in Belgio, 83,8% in Ungheria, 83,6% nei Paesi Bassi, sino al 40% in Grecia ed al 30,1% in Italia che ha visto più che raddoppiare le domande nel 2014 rispetto al 2013.L'Italia riceve, prevalentemente, profughi africani che seguono la rotta centrale (dal Camerun, dalla Nigeria, dal Niger, dalla Repubblica Centrafricana ai porti libici di Zvwara, Zawiya, Tripoli, Sabrata o cirenaici di Bengasi dai quali si imbarcano per Lampedusa) e la rotta orientale che arriva, a sua volta ai porti libici e cirenaici ed alla Sicilia partendo dal Corno d'Africa (Uganda, Kenya, Somalia, Eritrea, Etiopia, Sudan, Sud Sudan). Le nazionalità dichiarate al momento dello sbarco in Italia (dati del 21 luglio 2016) sono le seguenti: Nigeria 17%, Eritrea 12%, Gambia 8%, Costa D'Avorio 7%, Sudan 7%, Guinea 7%, Senegal 6%, Mali 6%, Somalia 5%, Egitto 3%, altre 22%. La rotta occidentale, che attinge al bacino territoriale compreso fra Senegal, Guinea e Mali attraversa la Mauritania ed il Marocco, arriva, come destinazione prevalente, in Spagna. E' dunque con questi Paesi che per la Cisl l'Europa dovrebbe avviare, selettivamente, "politiche di cooperazione, di scambi culturali, di formazione delle competenze professionali e dei gruppi dirigenti, di migrazioni circolari e reciproche". Una politica che porterà a stroncare all'origine il fenomeno dei trafficanti di migranti creando contestualmente centri di accoglienza, assistenza ed identificazione nei Paesi limitrofi a quelli investiti da guerre e catastrofi in collaborazione con l'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, dai quali organizzare canali legali e sicuri di ingresso in Europa."L'Italia ha bisogno di una svolta complessiva nella strategia europea per affrontare con efficacia e con successo la sfida umanitaria dei rifugiati, ma anche il ritorno del nostro Paese ad una crescita stabile di lungo periodo"' spiega Giuseppe Gallo, responsabile dell'ufficio studi della Cisl. "La gestione dell'emergenza di oggi, secondo la Cisl va pensata all'interno di una strategia di lungo periodo di investimenti e di cooperazione con i Paesi d'origine dei migranti per accelerare la riduzione entro limiti accettabili degli squilibri demografici e di reddito all'origine, insieme alle dissoluzioni istituzionali, dei processi migratori. Occorre una Governance globale in grado di intervenire a pacificare le 27 aree di conflitti e di guerre operanti nel mondo, " la terza guerra mondiale a pezzi" di cui ha parlato Papa Francesco", conclude.
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