(AdnKronos) - Un ideale filo rosso tiene uniti i ragionamenti dell’allora Governatore della Banca d’Italia: il convinto riconoscimento della natura imprenditoriale delle attività bancarie in concorrenza tra loro. Alla fine degli anni Ottanta - come evidenziato nella prefazione di Patuelli e Sella - Ciampi affermava infatti che “la trasformazione in atto trae origine dall’affermazione di alcuni principi fondamentali. I convincimenti che la banca, pubblica o privata, è impresa; che il riscontro del mercato costituisce l’unico vaglio della validità delle iniziative”. Si era allora alla vigilia dell’avvio del grande percorso di privatizzazione delle banche italiane, allora pubbliche: un processo, va rammentato, che Ciampi influenzò e rese rapido da tutti gli incarichi istituzionali ricoperti. Nella seconda metà degli anni Novanta Ciampi torna a prendere parte alle Assemblee annuali dell’Associazione Bancaria Italiana in qualità di Ministro dell’Economia e delle Finanze, convinto sostenitore dell’adesione dell’Italia al progetto della moneta unica. Nell’Assemblea Abi del 1997, in particolare, Ciampi sottolineava che “per l’Italia, partecipare fin dall’inizio all’Unione economica e monetaria va ben al di là di esigenze di prestigio o di acquisizione di vantaggi contingenti. Significa concorrere alla formazione della ‘qualità’, dei ‘caratteri’ delle nuove istituzioni europee, operando con gli altri Paesi membri nel definirne le regole del funzionamento e nell’avviarne le prassi”.
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