Milano, 12 dic. (AdnKronos) - Nel prossimo ventennio, la popolazione aumenterà di 1,5 miliardi e il Pil crescerà del 50%. Nel 2050 la popolazione urbana raggiungerà il 66% della comunità mondiale. Le città attualmente contano oltre il 70% delle emissioni globali di gas serra legate all’energia. Serve un cambio di passo da parte degli attori della green economy. Partendo da un paradigma: che l'energia verde, che sia però anche clean e sostenibile, è una leva di crescita importantissima. Se ne è parlato oggi a Milano in occasione del workshop organizzato dalla Fondazione Istud insieme alla rappresentanza a Milano della commissione europea dal titolo 'Future Energy. Future green' (che poi è anche il titolo di un libro di prossima pubblicazione edito da Mondadori, dal quale i lavori hanno preso le mosse)“Siamo in una fase in cui anche l’Unione europea si è mossa con leggi, norme e direttive sulla sostenibilità che ci invitano - sottolinea Marella Caramazza, direttore generale fondazione Istud - a ripensare l’intero ciclo del prodotto e dunque tutte le imprese naturalmente devono o dovrebbero muoversi in questa direzione. Questo è un nuovo driver di cambiamento e di innovazione che certamente può generare molta ricchezza e posti di lavoro nelle nostre imprese. In Italia abbiamo delle grandissime eccellenze e credo sia necessario anche sviluppare le competenze perché i manager, cioè chi decide le politiche industriali e di investimento all’interno delle aziende, possano essere effettivamente capaci di cogliere queste grandissime opportunità”.
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