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Roma, 15 nov. (Adnkronos) - (di Emmanuel Cazalé) - "Sarà un weekend esplosivo" quello del 16-17 novembre in occasione dell’anniversario della nascita del movimento dei gilet gialli in Francia. A sostenerlo all’Adnkronos è Christophe Chalençon, uno dei leader dei gilet gialli, che a febbraio scorso aveva incontrato in Francia l’allora vicepremier Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista creando una crisi diplomatica tra Parigi e Roma culminata con il richiamo dell’ambasciatore transalpino Christian Masset. "Il presidente francese, Emmanuel Macron e i media francesi ritengono che il movimento ormai si stia spegnendo. E’ vero che da quest’estate il movimento ha perso un po’ di slancio e che solo una minoranza è rimasta a protestare ma c’era anche la necessità di tornare a lavorare. Ma il 16 e il 17 novembre saranno giorni esplosivi. Io sarò a Parigi a manifestare", sottolinea Chalençon che si dice convinto che "Macron non finirà il suo mandato. Ci metto la mano suo fuoco. Sbaglia a voler mantenere la rotta che finora ha intrapreso". Chalençon si dice anche convinto che il popolo rappresentato dai gilet gialli "prenderà il potere democraticamente" in Francia e proprio in vista di questa scadenza "vogliamo creare una forza politica che possa essere speculare a ‘En Marche’", il partito di Macron. Per questo, rileva, "avevo deciso di incontrare gli esponenti del Movimento 5 Stelle che utilizzano la piattaforma Rousseau. Anche noi abbiamo lanciato una piattaforma Reconciliation per lanciare in Francia la democrazia partecipativa. Il progetto sta maturando. Alla presidenziali avremo un candidato che verrà dal popolo", spiega Chalençon sottolineando che sono in molti in movimenti a sostenere l’iniziativa.Tracciando un bilancio a un anno dalla nascita della protesta dei gilet gialli, Chalençon torna alle origini ricordando che quello che è avvenuto il 17 novembre 2018 "è stato un risveglio dei cittadini". Una grande parte della popolazione, spiega, "soprattutto il ceto medio e le persone più svantaggiate, in provincia e nelle città rurali, non arrivano più alla fine del mese. La crisi dell’industria, la crisi del settore agricolo. Molte persone si sentono ignorate e dimenticate nella società attuale. Gli stipendi sono bassi e la gente non riesce a far fronte all’aumento del costo della vista. Pertanto hanno iniziato a mobilitarsi. L’aumento del prezzo dei carburanti è stata la scintilla che ha fatto esplodere la protesta".





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