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16 ottobre 2019 - 14:11

G8: scrittore Vuillard, 'condanna no global Vecchi non sproporzionata ma delirante'

Roma, 16 ott. (Adnkronos) - (di Emmanuel Cazalé) "La condanna a Vincenzo Vecchi non è sproporzionata: è delirante". A sostenerlo all’Adnkronos è Éric Vuillard, scrittore e cineasta, nato a Lione nel 1968, che nel 2017 ha vinto il prestigioso premio letterario Goncourt per il suo romanzo 'L’ordine del giorno'. Vuillard ha firmato l’appello promosso dal Comitato di solidarietà 'Soutien Vincenzo', pubblicato su 'Le Monde' il primo ottobre, con il quale si chiedeva la liberazione del no global italiano arrestato l’8 agosto scorso in Bretagna, dove il latitante viveva da otto anni.Vecchi era ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001. Era stato condannato, con sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione il 13 luglio 2012, alla pena di 11 anni e 6 mesi per le violenze verificatesi durante il G8 di Genova. Aveva inoltre riportato una condanna a 4 anni di reclusione per alcuni scontri che hanno avuto luogo in occasione di una manifestazione antifascista a Milano nel marzo del 2006. Il 23 agosto scorso la Corte di Appello di Rennes non aveva concesso l’immediata estradizione di Vecchi, chiedendo alle autorità italiane di fornire, entro il 10 ottobre 2019, un supplemento di informazioni relativo ai due mandati di arresto europei che erano stati emanati nei confronti di Vecchi. L’Italia ha fornito la documentazione richiesta, e oggi è stata fissata al 24 la prossima udienza dalla Corte di Appello di Rennes."Mi sono interessato da vicino alla vicenda di Vincenzo Vecchi - rileva lo scrittore francese - dopo essere stato coinvolto dal Comitato di solidarietà" che si è costituito a Rochefort-en-Terre, in Bretagna, dove Vecchi vive da otto anni. "Ho, pertanto, firmato l’appello" che è stato poi pubblicato su 'Le Monde'. "Questa vicenda - spiega Vuillard - è una vicenda i cui i fatti sono poco chiari, le accuse rivolte a Vecchi sono estremamente poco consistenti e le incriminazioni dubbie e problematiche. In casi di questo tipo, in cui si parla di incriminazioni collettive e in cui si giudica la responsabilità morale, è sempre molto problematico giudicare i fatti".