(AdnKronos) - Insomma, a meno di una svolta nella linea votata in Direzione subito dopo il voto del 4 marzo, non ci sarebbero neanche i numeri per un'operazione del genere. E il fuoco di fila delle dichiarazioni del pomeriggio, subito dopo l'incarico a Roberto Fico a sondare una possibile intesa M5S-Pd, sembrerebbe la conferma che la linea non sia cambiata.Vedi il capogruppo al Senato, il renzianissimo Andrea Marcucci: "Non ci sono le condizioni minime per una maggioranza politica tra Cinque Stelle e Pd. Ascolteremo il presidente Fico con la dovuta attenzione, ma per noi le distanze sul programma restano molto marcate". O Dario Parrini: "È doveroso ascoltare con attenzione e rigore il presidente Fico. È altrettanto doveroso ricordare che sul piano programmatico esistono tra Pd e M5S distanze che paiono invalicabili". Tuttavia nel Pd, anche in settori della maggioranza renziana, c'è la consapevolezza (e il timore) che fallito ogni tipo di accordo politico, la strada del voto anticipato potrebbe farsi largo con forza. L'unica alternativa al ritorno alle urne sarebbe il governo istituzionale, ma anche un tentativo del genere potrebbe naufragare: "Noi su un governo istituzionale ci stiamo. Ci stiamo anche con la Lega se è un governo non politico. Ma bisogna vedere se gli altri ci stanno o se vogliono tornare a votare...", è la riflessione in ambienti parlamentari Pd.
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