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Roma, 26 ott. (AdnKronos Salute) - I primi medicinali omeopatici entrano nel Prontuario farmaceutico. "Da Aifa stanno arrivando i primi degli oltre 3.000 codici di Autorizzazione all'immissione in commercio che verranno rilasciati entro la fine del 2018". Lo annuncia Omeoimprese, ricordando che le aziende omeopatiche hanno dovuto presentare una corposa documentazione e un elaborato dossier di registrazione, ora al vaglio dell'Agenzia italiana del farmaco."Le aziende hanno dovuto sostenere onerosi investimenti per adeguarsi alle richieste di Aifa - spiega il presidente di Omeoimprese Giovanni Gorga - e da gennaio 2019 tutti i medicinali omeopatici in commercio avranno ottenuto l'Aic, proprio come avviene per i farmaci allopatici. Vi sono, però, sostanziali differenze che rischiano di mettere in ginocchio il settore". Secondo l'associazione, pensare di trattare l'omeopatia alla stessa stregua della medicina tradizionale implica un errore di valutazione. Le aziende omeopatiche, infatti, hanno dimensioni inferiori rispetto alle aziende farmaceutiche e non possono permettersi di affrontare gli stessi costi di registrazione."Il decreto Tariffe del ministro Lorenzin dello scorso febbraio 2016 stabilisce importi tariffari assolutamente improponibili - dice Gorga - Si tratta di cifre insostenibili per un settore che comunque non può né vuole pensare di competere con le big pharma. Una mossa, l'ennesima purtroppo, che va a penalizzare l'industria nazionale, lasciando invece carta bianca alle aziende straniere che, in Europa, sottostanno a regole e condizioni economiche meno stringenti. Le tariffe legate alla registrazione dei medicinali omeopatici e ad altre procedure, come ad esempio la variazione di un componente all’interno del farmaco, non possono essere le stesse che si applicano ai medicinali tradizionali".Se a un prodotto che mediamente fattura 10-20 mila euro all'anno - esemplifica Omeoimprese - viene chiesto di sostenere un importo tariffario quantificabile in migliaia di euro per una 'variazione' di composizione o di tipo amministrativo, "è evidente che l'azienda alla lunga non riuscirà più a sostenere questi costi. La conseguenza sarà il ritiro del farmaco dal commercio, chiusura della produzione e perdita di posti di lavoro", paventa l'associazione."Siamo felici che anche l'Aifa e il ministero abbiamo riconosciuto a tutti gli effetti il valore dell'omeopatia rispetto alla medicina tradizionale - precisa Gorga - ma occorre che ogni settore venga considerato in base alle singole peculiarità. In Italia sono oltre 8 milioni le persone che si rivolgono all'omeopatia e, se non troveranno medicine italiane in vendita, compreranno preparati stranieri. Il settore in Italia morirà a favore delle aziende estere che hanno obblighi e costi inferiori da sostenere". L'obiettivo che Omeoimprese si pone per i prossimi mesi è dunque di lavorare con le Istituzioni per rivedere il decreto Tariffe, in particolare per gli importi che toccano i medicinali attualmente in commercio e che sono oggetto di regolamentazione.





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