(AdnKronos) - L’Università Ca’ Foscari Venezia ha presentato oggi questi risultati nell’ambito della conferenza finale del progetto di ricerca Poosh (http://www.poosh.eu/), finanziato dalla Commissione europea e realizzato con lo Slovenian Academy of Science and Arts, lo European Centre for Social Welfare Policy and Research (Austria), la National University of Political Studies and Public Administration (Romania), la University of Rostock (Germania).Il distacco intracomunitario. Esistono tre tipi diversi di distacco: all’interno della stessa impresa, tra filiali con sede in Stati membri diversi; nell’ambito di appalti transnazionali; nell’ambito della somministrazione transnazionale di lavoro. Il distacco intracomunitario è regolato da Direttive Europee (Direttiva 1996/71/CE, Direttiva 2014/67/UE, Direttiva 2018/957/UE) che stabiliscono che le condizioni di lavoro, inclusa la retribuzione, si debbano basare sugli standard minimi in vigore nel paese verso cui il lavoratore viene distaccato e che contribuzione e tassazione si debbano basare sulla normativa in vigore nel paese in cui ha sede l’impresa che distacca il lavoratore.Numerosi studi hanno dimostrato come il ricorso al distacco intracomunitario sia stato utilizzato come strumento per esercitare varie forme di dumping sociale, facendo leva in particolare su due aspetti: sul differenziale tra gli standard retributivi minimi e il salario medio del paese in cui il lavoratore viene distaccato; sulla differenza tra i regimi contributivi e di tassazione tra i paesi che inviano i lavoratori distaccati e i paesi che li ricevono (in particolare i paesi dell’Europa orientale presentano livelli contributivi e di tassazione molto più bassi rispetto ai paesi dell’Europa occidentale).
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