(AdnKronos) - "Paradossalmente nel momento in cui il bene è giunto a confisca definitiva, e quindi si sarebbe dovuto procedere alla pronta assegnazione a fini sociali, è invece accaduto tutt’altro, e cioè il grave abbandono di questi terreni esponendoli al rischio di vandalizzazioni e danneggiamenti - dice Libera - E quindi un valore in termini sociali e occupazionali rischia di perdersi, nei corridoi della farraginosa burocrazia, a danno esclusivamente dell’interesse collettivo. Pur condividendo la necessità che tutte le procedure formali siano espletate correttamente, è interesse collettivo trovare le modalità affinché i beni confiscati durante i tempi necessari a maturare tali passaggi non ricadano in stato di abbandono recando un danno sostanziale sia materiale sia in termini di credibilità da parte delle istituzioni". E ancora: "Inoltre ci preme sottolineare il valore simbolico e sostanziale di immagine/presenza dello Stato che è alla base dei progetti di riutilizzo sociale dei beni confiscati, spesso ancora oggi oggetto di intimidazioni. Siamo fermamente convinti che, a più di vent’anni dall’approvazione della legge 109 del 1996, l’interesse comune di istituzioni e società civile debba essere quello di non dare segnali negativi alla comunità, bensì quello di rendere efficace il riuso sociale dei beni confiscati dimostrando che possono rappresentare, se gestiti con professionalità e impegno, reale volano per lo sviluppo economico e sociale del territorio in cui ricadono".
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