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Roma, 20 giu. (Adnkronos/Labitalia) - "L'intelligence economica è lo strumento strategico per i manager 4.0". A dirlo oggi, Giacomo Gargano, presidente Federmanager Roma, in occasione dell'assemblea annuale 2018. "Il nostro tessuto economico e industriale -ha affermato- è ricco di potenziale su cui investire. Un potenziale che noi, per primi, che siamo parte della classe dirigente di questo Paese, dobbiamo impegnarci a sviluppare, ad accrescere. Un potenziale in cui tutti dobbiamo credere un po' di più"."Siamo ponti -ha spiegato- ad assumerci le nostre responsabilità. Siamo pronti a fare la nostra parte al fianco delle istituzioni e delle autorità competenti, perché siamo convinti che il management industriale del nostro territorio può offrire il contributo di visione e competenza di cui c'è bisogno"."E' vero che l'Italia -ha sottolineato Gargano- è tra i paesi che dispongono di uno strumento di screening degli investimenti esteri come 'golden power', ma sono anche le aziende non strategiche a dover essere tutelate, poiché pur non rientrando nei settori soggetti a 'golden power', producono ricchezza, danno lavoro e prestigio, e sono anch'esse oggetto di interessi stranieri. Ed è qui che diventa determinante avere un sistema di intelligence economica efficiente e strutturato come strumento strategico di gestione che consenta di raccogliere dati e informazioni per individuare opportunità e minacce per lo sviluppo del business".Per il presidente di Federmanager Roma, "questa operazione richiede una presa di coscienza da parte di tutti gli attori coinvolti perché in molte nostre aziende, soprattutto le piccole e medie, non è ancora avvenuto questo cambio di passo nel riconoscere il ruolo strategico dell'intelligence economica, la cui funzione istituzionale e aziendale è nobile, non tanto per la capacità di incrociare dati e informazioni, ma per la sua arte di analizzarli e trasformarli in decisioni pertinenti e strategiche"."Per aiutare le pmi -ha ricordato Gargano- abbiamo individuato, con Confindustria, le competenze necessarie per sostenere la loro crescita, specie quelle digitali, e abbiamo messo a punto un progetto di formazione pensato dai manager per i manager, finalizzato alla certificazione delle competenze dei colleghi come referenza da offrire ad aziende e istituzioni. Un servizio che punta alla valorizzazione del ruolo manageriale, ribadendo il rapporto di partnership tra i manager e il sistema industriale basato anche sulle competenze distintive"."Finora -ha ribadito- sono stati certificati 208 dirigenti, 300 entro la fine dell'anno. E' stata posta l'attenzione su quattro figure chiave: innovation manager, temporary manager, manager di rete ed export manager. Ora chiediamo alla politica di dare seguito ai passi compiuti per dare a Roma le opportunità che merita e le venga riconosciuto il ruolo di traino nella crescita della regione e del paese".Per Gian Paolo Manzella, assessore Sviluppo economico, commercio e artigianato, start-up, Lazio creativo e innovazione della Regione Lazio, "la massima della politica, conoscere per deliberare', mai come oggi è attuale". "In un tempo di cambiamenti l'intelligence economica - ha detto - diventa sempre più essenziale per ogni decisore politico. Ma, a ben guardare, è la stessa necessità di un manager: anche qui conoscere quel che accade nel mondo, quali mercati crescono e perché, quali sono le tecnologie di avanguardia e come possono essere incorporate nei processi è un compito essenziale". "Ecco che -ha aggiunto- oggi manager e politici hanno una funzione comune: quella di essere capaci di trasformare le conoscenze in azione concreta. Bene, quindi, l'iniziativa di Federmanager che mette a fuoco un tema così essenziale, oggi, per chiunque debba prendere decisioni. E' un ambito in cui, come Regione Lazio, stiamo lavorando molto. Due esempi: abbiamo avviato una collaborazione con la sede di Roma della Banca d'Italia proprio per studiare le nostre politiche e per valutarle, un modo per 'usare' le competenze di economisti che lavorano e studiano l'economia regionale e migliorare la nostra azione amministrativa". "Poi -ha chiarito- abbiamo appena istituito il Consiglio delle imprese internazionali del Lazio, un organismo in cui chiameremo i manager delle grandi imprese multinazionali con sede nella Regione e che ha il compito di aiutarci a fare politiche più moderne, più innovative e più capaci di attrarre investitori verso il nostro territorio. Anche questo un modo per estrarre 'intelligence' dal contesto in cui lavoriamo".Paolo Ghezzi, direttore generale di Infocamere, ha ricordato che "rispetto al resto dell'Europa il gap delle imprese non è solo tecnologico, ma culturale". "Stiamo creando una banca dati, il cosiddetto digitale dell'imprenditore, un patrimonio informativo a portata di tutti , anche in mobilità. Dati alla mano in Italia le start up sono 9.225, nel Lazio 954 e nella provincia di Roma 843, mentre le pmi innovative in Italia sono 802, nel Lazio 70 e 63 in provincia di Roma", ha aggiunto. A livello nazionale, lo stesso presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla, ha chiarito che "il nostro Paese è primo per 'capacità manageriale': per questo cercheremo di dare la possibilità di rimanere in Italia, anche alle giovani generazioni". "Bisogna fare fiducia alle piccole e medie imprese -ha auspicato- e cercare di 'fargli prendere' i manager, perché senza di loro non ce la possiamo fare. E' il momento di scendere in campo e non mi riferisco alla politica, ma al fatto di far comprendere a tutti cosa pensiamo e cosa possiamo fare in materia di logistica, infrastrutture, chimica, agroalimentare ad esempio"."A dazi e barriere -ha rimarcato Cuzzilla- noi rispondiamo con la risorsa che da sempre contraddistingue il nostro Paese nel mondo: la competenza delle nostre persone. I nostri manager sono la leva più importante per attrarre capitali stranieri e per far volare il business all’estero. Per questo, Federmanager sta irrobustendo i servizi che possono agevolare la managerializzazione delle pmi, affinché questa leva sia utilizzata come concreta opportunità di sviluppo del sistema. Sono tanti i manager che la mattina escono di casa vestiti per andare a lavoro, non dicendo ai propri familiari che un lavoro non lo hanno più. Ebbene, noi diciamo basta a questa situazione scrivendo un accordo con le pmi per la ricollocazione dei colleghi manager".





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