Milano, 19 giu. (AdnKronos) - “L’internazionalizzazione non è più una scelta, ma una costante. Quello che cambia è il modo in cui le aziende, piccole, medie o grandi che siano, decidono di vivere questo processo e progettare così impatti concreti attraverso iniziative di scala e portata differenti. Questo riguarda naturalmente anche l’Italia, un piccolo Paese, ma potente per passione, creatività, cultura e innovazione, tutte competenze assolutamente esportabili". Per Logotel, la service design company che progetta e accompagna la trasformazione delle imprese in modo collaborativo, il semaforo verde è scattato nel 2014. In quel momento "abbiamo maturato una visione più chiara di quello che stava accadendo".Nicola Favini, direttore generale e Manager of Communities Logotel, racconta così la storia che ha portato Logotel aessere presente su più latitudini al fine di partecipare alle dinamiche economiche sul cambiamento e sull’innovazione che ormai presentano una dimensione globale. Un processo che nel giro di un triennio ha permesso all’azienda milanese di Lambrate di dilatare il proprio terreno di gioco, un’esperienza che ha prodotto ripercussioni positive sul suo modo di lavorare, ma anche sullo stesso fatturato, visto che oggi un 25% del suo attuale giro di affari viene generato da progetti di respiro internazionale. Dal 2014 in poi, "c’è stata una accelerazione del nostro processo di internazionalizzazione. Questo ci ha portato via via a compiere scelte sia di carattere tattico - legate a quelle nuove traiettorie a cui ci hanno indirizzato i nostri Clienti italiani internazionali – che di carattere strategico, ovvero uscire dai nostri confini nazionali per andare a presidiare direttamente alcuni mercati europei".
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