Palermo, 16 set. (AdnKronos) - "Sistematiche percosse con bastoni, calci di fucili, tubi di gomma, frustate e somministrazione di scariche elettriche", ma anche "ripetute minacce gravi" poste in essere "con l’uso delle armi o picchiando brutalmente altri migranti quale gesto dimostrativo", "accompagnate dalla mancata fornitura di beni di prima necessità, quali l’acqua potabile, e di cure mediche per le malattie lì contratte o le gravi lesioni riportate in stato di prigionia- acute sofferenze fisiche e traumi psichici e un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona". Ecco alcune delle torture subite dalle vittime nei cambi di detenzione in Libia e raccontate ai magistrati della Dda di Palermo che hanno emesso 3 fermi."La situazione veniva aggravata dal sistematico compimento, ad opera dei sodali, di continue e atroci violenze fisiche o sessuali, fino a giungere alla perpetrazione di veri e propri atti di tortura, talora culminate in omicidi, e ciò al fine di costringere i familiari dei migranti a versare all’associazione somme di denaro quali prezzo per la loro liberazione", scrivono i pm. "Essendo questa la finalità primaria dell’associazione, cioè sequestrare e seviziare allo scopo di ottenere somme di denaro per far cessare lo stato di prigionia e le relative sevizie, l’organizzazione si era dotata di un apposito “telefono di servizio”, tramite cui i migranti prigionieri potevano contattare i loro congiunti, ovviamente alla presenza dei carcerieri, e così indurli a pagare il riscatto in somme di denaro per porre fine alla detenzione e alle atrocità subite spesso documentate tramite l’invio di fotografie", raccontano i magistrati nel provvedimento di fermo.
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