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30 gennaio 2019 - 19:34

Migranti: vertici M5S virano su salva-Salvini, 'non è immunità né voto casta'

Roma, 30 gen. (AdnKronos) - "C'è tempo". "Ascolteremo prima le parole di Salvini, poi leggeremo la memoria di Conte, Salvini e Di Maio. E valuteremo". Il M5S appare prudente sulla linea da tenere nella Giunta delle Immunità del Senato in merito all'autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo Salvini sul caso Diciotti. Ma la narrazione è cambiata. E il cambio di rotta sembra già su carta, stando almeno a quanto emerso nella riunione tenutasi ieri in tarda serata tra Di Maio e i senatori della Giunta.Intanto Salvini tira dritto di fronte ai tentennamenti dell'alleato di governo, dichiara di confidare non solo nel voto del M5S "ma dell'intero Senato, perché qui non è in discussione un reato ma il fatto che un governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli conferiscono", tradotto: "non sono pagato per i se, i forse, i ma". Forte anche, il leader della Lega, del sostegno di Conte, che ha assunto su di se la responsabilità della vicenda.Questa mattina è stato il senatore Mario Michele Giarrusso ad annunciare che Conte, Di Maio e Toninelli depositeranno in Giunta una memoria per spiegare come "sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il governo, con responsabilità anche di altri ministri e del presidente del Consiglio stesso". Nel primo pomeriggio emergono le prime ricostruzioni di una riunione ieri 'silenziata', con bocche cucite persino sulla location dell'incontro voluto da Di Maio e tenutosi in tarda serata in un'abitazione privata. Ed è evidente che qualcosa, sulla linea da tenere, è cambiato, e che si vira verso il no all'autorizzazione a procedere, evitando il processo a Salvini. (segue)"Il quesito posto alla Giunta è chiaro: verterà infatti sull'esistenza di un interesse superiore compiuto nell'esercizio di governo o se il ministro abbia agito come privato cittadino per i suoi interessi". Ed è questo che ora i 5 Stelle sperano di far comprendere alla base ma anche a un gruppo parlamentare lacerato dalle divisioni interne. "È chiaro - il ragionamento emerso nel corso della riunione - che se fosse stato corruzione o peculato lo avremmo mandato subito a processo. Ma si tratta di un'altra questione, e per di più senza precedenti: mai si è stati chiamati a legittimare un'azione di governo davanti ai giudici". Il problema vero, almeno nei palazzi e tralasciando la questione -non da poco- di una base in agitazione, è convincere l'ala ortodossa del Movimento, quella più vicina a Roberto Fico. "Va fatta una riflessione tecnica all'interno della Giunta, ma se il caso andrà in Aula, noi voteremo assolutamente sì. Il M5S non ha mai negato il processo a un politico", ha dichiarato questa mattina il sottosegretario all'Interno, Carlo Sibilia, ai microfoni di Circo Massimo. Ma anche tra i 'duri e puri' comincia a farsi strada qualche dubbio. Un ortodosso della prima ora che ieri in una chat interna scriveva convinto "la linea non cambia. Punto. Altrimenti esplode il M5S", oggi si lascia sfuggire: "mah, non è una classica autorizzazione a procedere per l'immunità. Non è un voto salva casta. Ma va spiegata...". Intanto Fico tace ed evita di prendere posizione al riguardo, anche, viene spiegato da chi gli è vicino, per rispetto istituzionale, visto che ci sarà un voto in giunta e poi, forse, in Aula.