Palermo, 29 nov. (AdnKronos) - "La legge Severino rischia di essere per i partiti una foglia di fico, uno strumento utilizzato come condizione di legittimazione delle candidature, una sorta di bollino blu. Invece, c'è una fragilità morale della politica che sfugge a questa norma e che richiede da parte dei partiti un'assunzione di responsabilità. Fino a quando la politica non reclamerà il suo ruolo di controllo e di verifica la Severino finirà con l'essere un falso problema". A dirlo all'Adnkronos è Claudio Fava, candidato governatore della sinistra alle scorse elezioni in Sicilia e vice presidente della commissione parlamentare Antimafia, a proposito dei sette casi di incandidabilità tra i candidati che si sono presentati elezioni del 5 novembre scorso in Sicilia e a Ostia."A me preoccupa meno chi non è in regola con la Severino perché se si è dichiarato il falso, se c'è un problema prima o poi si scopre - aggiunge -. Ci sono, invece, situazioni che non passano attraverso il vaglio della commissione a causa dell'assenza di fatti oggettivi, ma che sono persino più pericolosi". Insomma per l'ex candidato governatore è "più preoccupante un candidato immacolato ma vicino ad ambienti e frequentazioni mafiose che un condannato per tentata corruzione. Soprattutto in Sicilia - conclude Fava - i certificati penali non bastano. Bisogna guardare alle storie personali e familiari, serve uno scrupolo in più, un esercizio di attenzione che anche questa volta i partiti non hanno avuto".
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