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Roma, 18 gen. (Adnkronos) - "Ero indecisa sul rendere pubblico o meno ciò che mi è accaduto, ma ho deciso di farlo perché non si ripeta mai più una cosa simile". E' quanto ha scritto Giulia Ventura sulla sua pagina Facebook, condividendo le fotografie e il referto dell'ospedale. "Ciò che avete fatto a me non deve mai più essere fatto ad essere umano" scrive la ragazza, denunciando di essere stata aggredita per "il mio orientamento sessuale."Era mercoledì sera, cammino a piedi, in questa meravigliosa città di Potenza, con le mie cuffiette blu nelle orecchie, sento qualcuno blaterare verso di me, non capendo cosa stesse accadendo, mi tolgo le cuffiette e vedo due ragazzini che, attraversando la strada e si mettono di fronte a me, intralciandomi il passaggio". "Chiedo loro che problemi avessero e dopo due spintoni che mi hanno atterrata, ancora cosciente sento una frase: le persone come te devono morire, vuoi fare il maschio? E mo ti faccio vede come abbuscano i maschi". "Non ho il tempo di rispondere che il primo pugno mi rompe il labbro, il secondo il naso, il terzo l'occhio. Mi alzo e cerco di difendermi con una testata che credo abbia rotto il naso al mio ammiratore, ma poi cado. Sento due calci, uno sulla costola e uno sulla spalla. Svengo. Mi riprendo dopo qualche minuto in una pozza di sangue, metto la sciarpa in bocca, per via del troppo sangue che perdevo e vado a casa". "L'indomani il naso non cessava di perdere sangue e decido di andare in ospedale, la denuncia parte d'ufficio. Ora" conclude, augurandosi che altri non debbano vivere la sua terribile esperienza. ''Il fascismo è un fantasma del passato: a picchiare quella ragazza sono stati due imbecilli che devono pagare per questo'' dice il sindaco di Potenza, Mario Guarente. ''Per fortuna - dice all'Adnkronos il primo cittadino - questa è una realtà sana, dove episodi del genere creano sgomento, scandalizzano, ed è un segnale positivo: vuol dire che è una comunità non abituata a certi casi''. ''Un gesto vile e vergognoso - aggiunge il sindaco leghista - Chi l'ha consumato merita di subirne le conseguenze, di essere arrestato e punito. Soprattutto perché non si può entrare nella sfera privata delle persone: nessuno può essere giudicato per i propri gusti sessuali, religiosi o quant'altro. E' un segnale d'ignoranza che, seppure in casi sporadici, si registra in città e nel Paese. C'è bisogno di una sensibilizzazione in tal senso''. Sulla rete si è sviluppato un fitto dibattito sulla matrice del pestaggio: se sia cioè solo un atto, balordo e violento, isolato o il frutto di una cultura fascista o comunque di estrema destra che si diffonde a macchia d'olio. ''Questo dibattito mi fa incavolare - risponde Guarente riscaldandosi - C'è anche lo squallore di chi specula politicamente su queste cose. Chi parla di fascismo o nazismo tende a rievocare fantasmi del passato. Questi sono due ignoranti, due casi isolati. Purtroppo anche in passato si sono avuto episodi del genere in una città mai governata dal centrodestra se non oggi. Ci vuole un briciolo di dignità e tatto. Bisogna invece far sentire alla vittima la vicinanza della città''. Il sindaco sottolinea di essere alla ricerca di un contatto con Giulia Ventura per portarle la propria solidarietà. "E' soprattutto un problema culturale, su cui è necessario lavorare in modo serio" dice all'Adnkronos Roberta Vannucci, vicepresidente di ArciLesbica. "Al di là dell'omofobia - in questo caso lesbofobia -, per le donne esiste anche l'aggravante generata da una cultura patriarcale per cui vale lo stereotipo che lega il genere femminile a un ruolo di sottomissione rispetto agli uomini", spiega Ventura. "La violenza verbale, sui social, è così endemica che autorizza, in modo indiretto, a colpire le persone anche fisicamente. A volte con una violenza inaudita. Allora, ritengo - insiste la vicepresidente di ArciLesbica - che il lavoro da fare sia soprattutto culturale. Non credo si possa risolvere solo a livello normativo".





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