Milano, 21 giu. (AdnKronos) - "Gli interessi della Russia e dell'Arabia Saudita - i due maggiori produttori tra i firmatari dell’accordo di Vienna - sono ora allineati nella direzione di un graduale aumento della produzione". Lo evidenzia Bob Minter, Investment Strategist di Aberdeen Standard Investments, alla vigilia della riunione dell'Opec in calendario domani, quando "i due paesi sono destinati a raccomandare un aumento dell’offerta di circa 750.000 bpd". "Probabilmente riusciranno in questo intento prendendo nuovamente in prestito il linguaggio da banca centrale e 'riducendo' a livelli più moderati le attuali restrizioni alla produzione, per poi monitorare i dati prima di aumentare l’offerta".Secondo Minter, "la maggior parte dei rialzisti del petrolio ritiene che il prezzo dovrebbe essere a circa 80 dollari al barile data l’entità dei problemi geopolitici nel mondo, sostenendo che tali tensioni pesano per circa 15-20 dollari sul prezzo per barile. Due delle maggiori questioni geopolitiche che in questo momento incidono sui prezzi sono il ritorno delle sanzioni verso l’Iran e il timore di un completo esaurimento delle forniture venezuelane"."Tuttavia - sottolinea l'esperto di Aberdeen - le sanzioni avranno un impatto relativamente modesto, di circa 200.000-350.000 bpd, sulla produzione iraniana e i creditori del Venezuela, ossia Cina e Russia, non permetteranno al paese di chiudere semplicemente la produzione, poiché pretendono che i loro prestiti vengano rimborsati. La combinazione di questi fattori, unitamente al previsto aumento dell'offerta, dovrebbe portare a un assestamento dei prezzi del Brent intorno ai 55-65 dollari americani al barile".
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