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Roma, 22 mag. (AdnKronos Salute) - Un indirizzo scritto su una busta, un sms arrivato sul cellulare, un trafiletto sul quotidiano. Non ci sono mai stati problemi per leggerli. Oggi, con un gesto istintivo, che finora abbiamo visto fare a molti, allunghiamo il braccio per vedere meglio il testo. È questo il giorno, che per molti di noi arriva dopo i 40 anni, che segna l'avvento della presbiopia, un difetto di vista dovuto alla difficoltà di mettere a fuoco oggetti posti a meno di 40-50 centimetri. Se ne parla in occasione del 17° Congresso internazionale della Società oftalmologica italiana (Soi), che si inaugura oggi al Roma Convention Center 'La Nuvola'."La presbiopia è una condizione parafisiologica, cioè non rientra nei parametri della normalità, ma non rappresenta neppure una patologia", spiega Luigi Mele, oculista presso l'Unità operativa oculistica dell'Azienda Universitaria Luigi Vanvitelli di Napoli. "In condizioni normali, il muscolo ciliare, un gruppo di fasci muscolari presenti nell’occhio, cambia la curvatura della nostra lente naturale chiamata cristallino attraverso un processo fisiologico e involontario chiamato accomodazione: questo ci permette di mettere a fuoco sulla retina immagini di oggetti posti a distanze differenti; con l'avanzare dell'età, questa capacità di accomodare si riduce progressivamente, in quanto la forza di contrazione del muscolo ciliare diminuisce e il cristallino diventa più rigido: ecco perché molti di noi sono costretti ad allontanare il foglio di giornale per riuscire a leggere distintamente".Il difetto inizia dunque a manifestarsi nella maggior parte delle persone dopo i 40 anni. Esistono però casi d'insorgenza più precoce. Ma nel caso della presbiopia come condizione parafisiologica legata all'età, il progresso della tecnologia con cui si realizzano le lenti ha portato a una notevole trasformazione dell’intervento correttivo per coloro che hanno anche un concomitante vizio refrattivo quale miopia, ipermetropia o astigmatismo. "Per queste persone, le prime lenti disponibili sono state le lenti bifocali, quelle con una mezzaluna nella parte bassa - ricorda Mele - uscite parecchi anni fa, permettevano di mettere a fuoco gli oggetti lontani guardando dritto davanti a sé e quelli vicini guardando verso il basso". L'evoluzione quasi logica sono state le lenti trifocali. "Le lenti trifocali sono seguite alle bifocali, e aggiungevano una terza zona per permettere di mettere a fuoco a distanza intermedia. I risultati tuttavia non sono stati quelli sperati perché queste lenti causavano disturbi della visione, con 'salti d’immagine' e problemi d'adattamento decisamente maggiori rispetto alle lenti bifocali, e sono presto cadute in disuso". Da qualche anno, la tecnologia ottica si è sviluppata al punto da rendere disponibili lenti cosiddette multifocali, chiamate anche lenti progressive, che permettono di mettere a fuoco in modo continuo su tutti i piani focali, dalla distanza massima fino ai 40 centimetri canonici per leggere il giornale."Nel caso delle multifocali - conclude l'esperto - si sono succedute nel tempo tre generazioni di lenti: la prima dava ancora qualche problema di adattamento, superati poi nelle generazioni successive. Ora le lenti sono perfettamente tollerabili. Per chi inizia a soffrire di disturbi della vista da vicino, o di affaticamento della vista dopo ore passate al computer, il consiglio è quello di rivolgersi a un medico oculista di fiducia, che saprà diagnosticare il difetto visivo e prescrivere le lenti più adatte per la correzione".





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