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Treviso, 11 set. (AdnKronos) - “La possibilità o meno di scrivere la parola Prosecco nei vini di Conegliano e Valdobbiadene è stata decisa dai produttori fin dal 2009. Non vediamo motivo di tanta risonanza per una legittima scelta già prevista e adottata negli anni da più aziende. Auspichiamo peraltro che un tema così delicato venga discusso nelle sedi più opportune, nei consorzi di tutela e con gli operatori di sistema”. Confagricoltura Treviso interviene così nella discussione riguardante il nome del Prosecco, che alcuni produttori hanno deciso di abbandonare per puntare sulla denominazione Conegliano Valdobbiadene. “Il mondo produttivo è diviso da anni su questo argomento”, rimarca Franco Adami, vicepresidente di Confagricoltura Treviso e della sezione viticoltori: “c’è chi crede che il Prosecco sia la nostra storia e un marchio che ci ha fatto conoscere nel mondo e quindi conservato, e chi crede che sia diventato un disvalore per l’area Conegliano e Valdobbiadene, che fatica ad avere una forte identità propria perché condivisa con il Prosecco Doc. Confagricoltura ha affrontato più volte e anche recentemente questo argomento con alcuni soci e in effetti da questo punto di vista ci sono ancora posizioni opposte. La ricerca di una forte identità di area passa attraverso più scelte, che però devono essere condivise dai produttori in larga maggioranza". "Un passaggio da proporre, e già in discussione in più sedi, è stato in Confagricoltura chiaramente definito: Conegliano e Valdobbiadene dovrebbe essere un’area dalla quale si produce solo e unicamente un vino Docg, senza volontariamente poter produrre anche altri tipi di Prosecco, cosa oggi possibile. E’ solo l’inizio di un percorso, condiviso, che dovrebbe portare a una maggiore identità di zona: territorio, prodotto. Su questo argomento il riconoscimento di parte dell’area Conegliano-Valdobbiadene a patrimonio Unesco è sicuramente positivo”, conclude.





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