Palermo, 23 mar. (AdnKronos) - L'ex presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha accusato un giornalista, il vicedirettore de L'Espresso Lirio Abbate, di avere chiamato nel 2015 il suo legale, l'avvocato Vincenzo Lo Re, "dicendogli che, se io avessi denunciato i giornalisti Messina e Zoppi per diffamazione, l'Espresso avrebbe pubblicato un dossier su mie presunte e inesistenti pratiche pedopornografiche in Tunisia. Dissi al mio avvocato di riferire ad Abbate che non avevo niente da temere". A denunciarlo, oggi in aula, è stato lo stesso ex Governatore nel processo a carico dei collaboratori de L'Espresso, Maurizio Zoppi e Piero Messina, accusati di calunnia per l'articolo pubblicato nel luglio 2015 sul settimanale in cui si parlava della frase che sarebbe stata pronunciata dal medico Matteo Tutino ("Lucia Borsellino va fatta fuori. Come suo padre") durante una telefonata con Crocetta". Per la Procura quella frase non sarebbe mai stata inserita in nessuna intercettazione. Dopo la pubblicazione dell'articolo Crocetta fece una conferenza stampa per annunciare una causa milionaria al settimanale. E oggi ha raccontato che dopo quell'incontro con i giornalisti, il suo avvocato, Vincenzo Lo Re, avrebbe ricevuto una telefonata da Abbate, in cui avrebbe ventilato al legale la possibilità di scrivere un articolo in cui si parlava dei viaggi di Crocetta in Tunisia, accostandoli a "presunte pratiche pedopornografiche", che Crocetta definisce "inesistenti". Sarebbe stato lo stesso Lo Re a riferire della telefonata a Crocetta. Che oggi l'ha raccontata in aula. Contattato dall'Adnkronos, l'avvocato Vincenzo Lo Re, non ha voluto dire niente in merito.
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