(AdnKronos) - Negli ultimi anni, continua Berta, "abbiamo subito fin troppo la penetrazione commerciale dei prodotti cinesi, ma ora siamo al passo successivo: la crescente presenza industriale cinese in Europa". Il vero pericolo dell'espansione industriale cinese, sottolinea l'economista della Bocconi, è che questa non risponde a logiche economiche e finanziarie, ma di politica di potenza. "Non possiamo guardare l'investimento cinese con la stessa logica di un investimento occidentale o giapponese, perché spesso dietro c'è la logica e la potenza della ragion di Stato del partito comunista". E il problema di questa presenza è che nel caso della Cina c'è "una dominante chiave politica: molte imprese sono controllate dallo Stato e moltissimi dirigenti sono nominati dalle fila dell'apparato partitico e burocratico dal Comitato centrale del partito comunista". Oggi l'Europa "è rimasta più scoperta di fronte alle offensive economiche cinesi". E sebbene la Ue abbia affrontato la questione in ritardo, la situazione non è disperata. "Ora in Europa -conclude- ci stiamo ponendo la questione: è un problema che va affrontato a livello comunitario e non può essere gestito caso per caso dai singoli Stati".
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