Venezia, 13 nov. (AdnKronos) - “La sfida del progetto MeetBull è garantire la produzione di carne tutta italiana ai consumatori”. Ha esordito così il direttore di Coldiretti Veneto Pietro Piccioni in apertura dei lavori dell’incontro che precede il convegno di Venerdi 16 novembre prossimo ad Agripolis polo universitario di Legnago organizzato dall’Arav. In quella giornata saranno diffusi i risultati dell’iniziativa durata quattro anni sostenuta dalla Regione Veneto e realizzata insieme ad Unicarve con Azove in collaborazione con l’Università di Padova e la sezione DAFNAE . L’idea è selezionare il seme per migliorare la genealogia delle razze attraverso una procedura assolutamente naturale. “Con questa iniziativa possiamo dare un taglio alla dipendenza francese – ha commentato Daniele Salvagno presidente di Coldiretti Veneto - spesso è proprio dall’Oltralpe come dai Paesi dell’Est che arrivano i bovini stranieri per poi essere macellati in Italia. L’etichetta obbligatoria rivela tutto e lascia la libertà di scelta negli acquisti, Coldiretti però vuol fare di più: puntare ad una produzione regionale di assoluta qualità, assicurando bistecche, fettine e tutti i vari tagli a km zero”.“In merito non possiamo non considerare il dato nazionale – ha detto Salvagno – con il 45% dei consumatori che privilegia la carne proveniente da allevamenti italiani, il 29% che sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp o con altre certificazioni di origine. Con un balzo del 20% nel numero di animali di razze storiche italiane allevati negli ultimi 20 anni sulla base delle iscrizioni al libro genealogico il Veneto si presenta con quasi 3.500 stalle da latte e qualche centinaio di allevamenti da carne importanti dove si concentrano 760mila capi all’anno. La domanda di qualità e di garanzia ha portato – sottolinea la Coldiretti – ad un vero boom di razze storiche che, dopo aver rischiato l’estinzione, sono tornate a ripopolare le campagne dagli Appennini alle Alpi”.
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