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PIR: Nctm e Deloitte parlano di trend positivo

Presentato oggi a Milano lo Studio “I piani individuali di risparmio: risultati raggiunti e prospettive per il futuro”, a cura di JeMe Bocconi, su iniziativa di Nctm Studio Legale e Deloitte.

I PIR costituiscono una nuova forma di investimento, fiscalmente incentivato, prevista dalla Legge di Bilancio 2017, che si contestualizza in un mercato italiano del credito e del capitale caratterizzato da un preponderante ricorso al debito, pari al 90% delle risorse finanziarie a disposizione delle imprese.

L’attuale panorama imprenditoriale italiano è costituito per il 99% da Pmi, di cui solo 225 su 140.362 sono quotate in Borsa. La ridotta dimensione delle stesse e la conseguente difficoltà nel valutare le relative performance attese, rende queste imprese poco attrattive per un investitore retail, limitando di fatto l’accesso delle Pmi al capitale di rischio, unica fonte di finanziamento in grado di favorire la crescita nel medio-lungo termine. A ciò si aggiunga la considerazione che l’Italia è caratterizzata da un tasso di propensione al risparmio – pari al 7,5% nel 2017, sebbene in calo dell’1,5% rispetto all’anno precedente – che cattura una percentuale importante del reddito delle famiglie. Tali distorsioni del mercato dei capitali hanno fatto sì che lo Stato italiano dovesse intervenire, definendo uno strumento di politica economica che non risponda a logiche speculative, ma alla necessità di garantire alle imprese italiane flussi di capitali più stabili in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo. Obiettivo dei Piani individuali di risparmio non è, dunque, solo quello di favorire il reperimento di risorse da parte delle aziende, ma anche di sostenerle in un percorso ideale di sviluppo che va dalla fase embrionale di start-up fino alla fase di quotazione: punto di arrivo, ma soprattutto, trampolino per una successiva crescita sostenibile.

Risultati raggiunti e prospettive per il futuro

A pochi mesi dall’introduzione dei PIR si registrano, da gennaio 2017 a fine giugno 2018, poco meno di 19 miliardi di euro di masse in gestione e una raccolta di 14,4 miliardi.

Lo Studio conferma che nei primi 18 mesi di vita, i numeri dei Piani Individuali di Risparmio superano di gran lunga anche le più rosee aspettative. D'altronde, solo nel primo trimestre del 2017, Assogestioni registra una raccolta pari a 1,1 miliardi di euro, molto vicina all’obiettivo del governo per l’intero anno – pari a 1,8 miliardi di euro; mentre il terzo trimestre dell’anno termina con un bilancio totale di 7,54 miliardi di euro raccolti solo nei primi 9 mesi del 2017.

L’analisi statistica circa l’impatto dei Pir a pochi mesi dalla loro entrata in vigore, evidenzia risultati significativi riguardo ai volumi di scambio, rappresentati dagli indici dei mercati di Borsa d’interesse per i Pir (Aim +338%, SMALL CAP +40%, MID CAP +35%). Inoltre, gli analisti confermano il trend positivo anche per gli anni prossimi; si stima una raccolta netta intorno ai 67,9 miliardi per i primi cinque anni, contro la previsione iniziale di 16 miliardi, quasi ormai superata con più 14 miliardi raccolti solo nel primo anno e mezzo di vita.

Dai primi risultati emerge, dunque, un’industria del risparmio assai reattiva e, allo stesso modo, un incoraggiante incremento del numero di investitori domestici sul mercato italiano.

A questo proposito Lukas Plattner, Partner, Nctm Studio Legale, ad Affaritaliani ha dichiarato: “I PIR si inseriscono nell’ampio novero di provvedimenti varati in sede domestica e comunitaria per incentivare lo sviluppo di un robusto ecosistema dedicato alla raccolta di equity e debito da parte delle PMI al fine di supportarne la crescita, affianco al canale bancario, che costituisce il principale driver per incrementare l’occupazione, la produttività, la profittabilità e la resilienza del nostro tessuto imprenditoriale. Gli impatti di tale attività normativa sono stati più che positivi se si guarda al sempre maggior numero di start-up innovative, di PMI innovative, di società che collocano  su diversi segmenti strumenti di equity e debito e, non da ultimo, di investimenti organici da parte delle imprese. Ora, si tratta di migliorare costantemente un ottimo quadro sulla base dei (confortanti) dati empirici. Si può, ad esempio, pensare di elevare la quota di investimento nei PIR, di inserire dei vincoli di investimento verso le start-up e le società quotate sui mercati di crescita per le PMI, di introdurre degli incentivi fiscali ulteriori per chi investe in PIR costituiti come fondo chiuso o ELTIF. L’ecosistema sta crescendo ed ora è necessario preservarlo, nutrirlo e curarlo in maniera tale che le PMI del nostro Paese possano godere di un sistema finanziario specifico e ottenere i successi che meritano in Italia e sul piano internazionale”.

D’accordo si dice Savino Capurso, Financial Services Industry di Deloitte che ad Affaritaliani ha parlato di “risultati molto più alti delle aspettative, che hanno favorito una maggiore attività delle PMI. Per il futuro dobbiamo capire se gli investitori sono stati solo attratti dalla leva fiscale o prevarrà uno spirito di italianità e di voglia di investire per le PMI. Molto dipenderà anche dal legislatore, se vorrà mettere in campo misure atte favorire l’incontro tra i risparmi dei privati e la necessità di capitale nel medio e lungo termine delle imprese italiane”.

PIR: strumento di modernizzazione e di efficienza

A detta di Paolo Montironi, Senior Partner di Nctm Studio Legale “i PIR possono essere considerati un elemento di evoluzione che consente di trasferire capitali al sistema imprenditoriale, ma anche strumento educativo con l'imporre alle aziende elementi di compliance. Questo aspetto, insieme alla convenienza per il risparmiatore, ne fa uno strumento di modernizzazione che consente di fare sistema per l'economia del Paese".

“I PIR sono stati il primo prodotto finanziario ad aprire il mondo delle PMI ai risparmiatori retail”, ha continuato Luca Ferrari Trecate, Of Counsel, Nctm Studio Legale “che possono così affacciarsi ad investimenti nel capitale di rischio delle PMI domestiche mediati dall’intervento di un operatore professionale, l’asset manager. Il successo di tale formula è dimostrato dal significativo incremento nei valori e, soprattutto, nei volumi degli scambi sul mercato AIM Italia/MAC, mercato elettivo per le PMI italiane che vogliono raccogliere capitale. L’interazione tra PIR e AIM Italia/MAC ha dimostrato di essere particolarmente virtuosa, infatti l’ingresso dei PIR ha migliorato significativamente l’efficienza di tale mercato. L'afflusso di nuova finanza sul mercato di riferimento si è perlopiù scaricato sui volumi scambiati e la crescita dei prezzi, che pure si è riscontrata, ha riflesso la maggiore liquidità del mercato piuttosto che l’eccesso di domanda di investimento. La caratteristica dei PIR di essere un prodotto destinato a rimanere nel portafoglio dei risparmiatori per un periodo di medio termine, almeno cinque anni per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali, avrà un effetto positivo in fasi di mercato connotate da grande volatilità, quale quello attuale, e porterà ad una ancora maggiore maturità il mercato AIM Italia/MAC. L’auspicio per il futuro è che vi sia una stabilità della normativa di riferimento e un allargamento dei PIR a nuove fonti di risparmio, per esempio il risparmio pensionistico, che potrebbero ritrarre interessanti benefici dall’investimento professionale nelle PMI italiane".

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