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Politica
Migranti, i verdiniani con il Pd: "Abolire il reato di clandestinità"


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)


"Una premessa doverosa: il 13 e il 14 gennaio avremo una convention dei gruppi per discutere del ddl Cirinnà, di immigrazione clandestina e anche del provvedimento per sopprimere buona parte delle partecipate assistenziali e che producono solo debiti. Quindi posso dirle la mia posizione personale e non quella del gruppo", afferma ad Affaritaliani.it il senatore Vincenzo D'Anna, portavoce dei verdiniani di Ala. "Personalmente - spiega D'Anna - ritengo che il reato di immigrazione clandestina debba essere eliminato per un motivo molto semplice. Il flusso migratorio in atto è di una tale vastita e portata che il problema non è più di sicurezza ma umanitario. Inasprire la legislazione trasformerebbe questo tema di natura globale, che riguarda tutto il Medio Oriente e molti paesi sottosviluppati dell'Africa, in un problema solo di sicurezza. Qui siamo di fronte a persone che sfuggono o dalla guerra, o dalla fame, o dalla persecuzione spesso religiosa. Non si tratta di un flusso migratorio nato per deliquere o per creare condizioni di clandestinità".

Secondo il senatore D'Anna, "si potrà ripensare al reato di clandestinità soltanto quando finirà l'emergenza umanitaria. Tenerlo in piedi ora significherebbe trattare questa fenomenologia solo come un problema di mero ordine pubblico. Di fatto un razzismo strisciante verso i diversi e nei confronti di una massa di diseredati, che ovviamente non possiamo ospitare tutti noi in quanto è un problema dell'intera Unione europea".

Chi afferma che dopo i fatti di Colonia, come fa l'Ncd, bisognerebbe mantenere il reato di clandestinità - afferma D'Anna - "ha una posizione del tutto strumentale. E' vero che il buonismo molte volte deve cedere il passo al controllo, non vi sono dubbi. E questa gente deve anche capire che si trova in un paese straniero e quindi si deve integrare accettando i nostri valori, le nostre leggi e le nostre consuetudini. La cosa migliore da fare è quindi introdurre lo ius soli per non lasciare nel limbo 'cittadino - non cittadino', creando così forme di emarginazione e di scarsa integrazione. Negli Stati Uniti e in Australia, paesi che hanno avuto un grande flusso migratorio, tra cui moltissimi dei 50 milioni di italiani emigrati tra il 1860 e il 1960, hanno una legislazione che prevede il riconoscimento dello ius soli, cioè i bambini nati da figli di immigrati diventano immediatamente cittadini di quei paesi. Questo dovremmo fare subito anche in Italia proprio per favorire l'integrazione e il rispetto".

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