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Politica
Unioni civili, Renzi toglie la stepchild. Così ottiene l'ok di Alfano

"Ci sono finalmente segnali di apertura che vengono dal Pd, ma Renzi sarà sottoposto a un violentissimo pressing della sua solita minoranza interna che non è contro di noi, ma contro di lui. Sapendo che non ci sono alternative a noi, sabota ogni ipotesi di accordo con Ncd nella piena e dolosa coscienza di fare del male a Renzi e al suo governo". Lo dice il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, in un'intervista al Corriere della Sera, dopo l'apertura del premier a un'intesa di maggioranza, con un eventuale voto di fiducia, sulle unioni civili. E sottolinea che "non siamo ancora al suo impegno formale. Per questo motivo sono ancora prudente".

"Ogni ipotesi di fiducia - osserva Alfano - presuppone un accordo preventivo con noi sul contenuto della legge e dunque lo stralcio dell'articolo 5 sulla stepchild adoption e la non equiparazione al matrimonio". In caso contrario, "amici come prima e procediamo senza fiducia. Si va in Parlamento con voti segreti che questa legge giustifica e necessita, trattandosi di temi in cui le libertà fondamentali sono in gioco. Alla fine ciascuno di noi tirerà le somme e deciderà se votare sì o no". Nella lettura di Alfano, molto ha pesato la tattica dei 5 Stelle: "La loro decisione di tirarsi indietro ha giocato moltissimo, ma il punto è un altro. Il 6 febbraio quando Grillo ha lasciato libertà di coscienza io dissi: bene si riapre la partita" e "ritengo che questa volta politicamente abbiano fatto benissimo".

Il premier apre a un accordo con Alfano

Un patto patto di governo per far sì che le unioni civili diventino legge. Un'apertura al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano che sul ddl Cirinnà insiste da tempo affinché la stepchild adoption sia depennata dal ddl medesimo. E sono ancora le adozioni (quelle del figlio del partner all'interno di una coppia omosessuale) lo scoglio contro il quale continua a cozzare il tema dei diritti civili con il Pd che al Senato non ha i numeri per farcela da solo.
 
Un'intesa, quella con i centristi moderati alleati nell'esecutivo, da stringere attorno a un emendamento sul quale non è da escludere la fiducia in Aula. È un passaggio secco quello che il premier e segretario dem, Matteo Renzi, ha scelto di compiere quasi al termine del suo intervento di apertura dell'assemblea nazionale del Pd, all'hotel Parco dei Principi a Roma, dopo aver ricordato Valeria Solesin e Giulio Regeni e dopo aver parlato di tasse, comunicazione, Europa e spending review.

Parole, quelle del premier sulle unioni civili, che sono arrivate dopo ripetuti rinvii e dopo le recenti inconcludenze parlamentari. Parole che però hanno scatenato subito polemiche: sia sulla ipotesi fiducia (c'è chi ha parlato di "ennesima umiliazione delle Camere") sia sul destino della stepchild, a questo punto davvero a rischio.
 
"Martedì sera alle 20 - ha detto Renzi rivolto alla platea Pd - ci sarà un'assemblea del Senato" dove la discussione sul ddl Cirinnà è slittata di settimana in settimana in assenza di un accordo capace di garantire i numeri in aula. "Io - ha continuato il segretario - sono disponibile a partecipare". Poi la proposta, vale a dire due alternative secche. La prima guarda ancora al M5s colpevole, per il Pd, di aver fatto saltare l'intesa sul ddl e colpito dalla "sindrome Lucy e Charlie Brown", quella cioè "di staccarsi dal padrone all'ultimo minuto" (sullo sfondo dell'assemblea compaiono anche le slide a fumetti) con "l'obiettivo di fare del male al Pd". La seconda è invece "un accordo di governo immaginando un emendamento sul quale dobbiamo essere pronti anche a mettere la fiducia. Che paura possono fare due persone che si amano, che chiedono di avere un'unione forte tra di loro? A me fanno paura quelli che si odiano".

Ed è l'emendamento con fiducia a provocare le prime reazioni. Dal Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio lancia la sfida quasi in diretta. Da In Mezz'Ora, su Rai Tre, il deputato ed esponente del direttorio entra a gamba tesa nel dibattito e lo fa con un appello: "Sulle unioni noi ci siamo al 100 per cento. Il Pd le vuole votare? Oppure vuole fare propaganda sulla pelle dei diritti dei cittadini? Noi non vogliamo votare il 'cangurò (vale a dire l'emendamento Marcucci del Pd, ndr) che è l'autostrada verso la dittatura. Lo dico da persona delle istituzioni, non possiamo votare un misura che non è nel regolamento parlamentare. Noi vogliamo votare il ddl articolo per articolo, emendamento per emendamento".
 
Nel frattempo la minoranza dem si scatena. Per l'ex capogruppo a Montecitorio, Roberto Speranza, la replica è immediata: "Se l'accordo di governo significa far saltare la stepchild, io sono contrario. Sarebbe sbagliato da parte del Pd rinunciare al proprio punto di vista, bisogna far uscire i grillini dalla loro ambiguità".

Sempre dalla minoranza, è Miguel Gotor a dire: "Se scegliere l'accordo con Ncd significa rinunciare alla stepchild, noi non ci stiamo". E Federico Fornaro: "Attenzione a non usare la fiducia come una bomba atomica, che la toppa non sia peggio del buco e che per prendere parte del Ncd non si perdano per strada M5s e Sel".
 
Già, perché nelle stesse ore, sempre a Roma, si è chiusa la convention di Sinistra Italiana - la tre giorni intitolata 'Cosmopolitica - da dove è partito l'appello alla sinistra Pd affinché in parlamento non si voti lo stralcio della stepchild. Lo stesso Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem, ha replicato con ironia alle parole di Renzi - "a chi dice o così o vado via, io dico ciao" - e ha dichiarato: "Oggi siccome è domenica voglio vedere le cose in una luce positiva e tutto sommato 'ciaò è meno brusco di addio".
 
Da Area Popolare, intanto, Maurizio Lupi, presidente dei deputati Ap, risponde: "Se Renzi dice sediamoci attorno a un tavolo e lavoriamo insieme un emendamento del governo, noi a quel tavolo siamo seduti da tempo. Si rivada a quegli accordi iniziali per la nascita del governo: sì alle unioni civili, no a similmatrimonio, no a utero in affitto".
 
Sempre da Ap, un'ipotesi di accordo l'ha tracciata la ministra Beatrice Lorenzin che in una intervista al Mattino parla di un possibile punto di caduta: rendere l'utero in affitto un reato da legare in modo esplicito a una norma penale che stabilisca un chiaro divieto di adottabilità per il partner (unito da unione civile) del genitore biologico che ha concorso ad attuare la maternità surrogata. Fuori dalla proposta i casi pregressi.
 
Dal Pd, tuttavia, a insistere sul maxiemendamento è la vicesegretaria dem, Debora Serracchiani, che a L'Intervista di Maria Latella su SkyTg24 ha dichiarato: "Renzi ha detto che utilizzeremo tutti gli strumenti normativi a disposizione. Abbiamo due opzioni: o andare in aula così com'è la legge, votando emendamento per emendamento, oppure siamo pronti anche a maxiemendamento". La partita è ancora aperta.

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