Avanti disegno di legge: carcere fino a 16 anni per chi aggredisce un medico - Affaritaliani.it

Politica

Avanti disegno di legge: carcere fino a 16 anni per chi aggredisce un medico

Antonio Amorosi

La crisi del sistema sanitario e la mancanza di risorse hanno esasperato un’emergenza. Le aggressioni versi i medici hanno raggiunto numeri record in Italia

C’è chi ha subito un tentativo di stupro, chi è stato selvaggiamente picchiato, chi quasi strangolamento, chi si è trovato un cacciavite al collo o chi è stato vittima di spedizioni punitive.E’ questa la vita quotidiana dei medici italiani. 7 su 10, cioè il 66% della categoria, tra quelli intervistati, dichiara di aver subito un'aggressione da parte dei pazienti. Il minimo è essere stati aggrediti verbalmente. A 2 su 3 è accaduto, mentre la restante parte ha subito un’aggressione fisica. Lo scrive un sondaggio pubblicato a fine 2018 dal sindacato Anaao Assomed.

 

Ovviamente il settore psichiatria e il Pronto soccorso sono gli ambiti più a rischio, pericoli che si corrono soprattutto al Sud. Il dato in Mezzogiorno e Isole esplode arrivando fino al 72% di medici che denunciano aggressioni, e sale all'80% per chi lavora nei Pronto soccorso. Il 23% degli intervistati ha risposto di essere a conoscenza di casi di aggressione da cui è scaturita addirittura un’invalidità permanente o un decesso. Smarrimento, rabbia e solitudine sono i sentimenti più diffusi in chi ne e' vittima.   

 

Quanto alle cause, i medici le attribuiscono a fattori socio-culturali per il 37%, al de-finanziamento del Servizio Sanitario per il 23% e a carenze organizzative del settore per il 20%. Negli ultimi anni, ha commentato Costantino Troise, segretario dell'Anaao "abbiamo assistito a un’escalation" e "la frustrazione dei pazienti aumenta laddove ci sono più carenze di personale e di posti letto". Un situazione drammatica dove disagio dei pazienti per mancanza di cure efficaci, lunghi tempi di attesa e inefficienze diffuse fanno spesso degenerare la protesta in vere e proprie aggressioni.   La Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri si è mossa con una raccolta di firme a sostegno di una proposta di legge volta a equiparare le aggressioni contro gli operatori sanitari a quelle contro un pubblico ufficiale, con conseguente aumento delle pene e possibilità di procedere d'ufficio. 

 

Così il 25 settembre scorso al Senato è stato licenziato un ddl, a costo zero, contro la violenza a medici e operatori sanitari. Probabilmente anche merito della diffusa presenza di operatori del settore in parlamento. Attualmente tra Camera e Senato vi sarebbero in parlamento 37 medici, 10 farmacisti, 4 biologi, 3 psicologi, 2 fisioterapisti, 2 infermieri, un assistente sociale ed un operatore sanitario. Anche il neo ministro alla Sanità Roberto Speranza ha commentato il voto positivamente su Twitter: "Gli episodi di violenza e le aggressioni a chi lavora nel mondo della sanità sono inaccettabili. Oggi dal Senato è arrivata una prima importante risposta con il voto all'unanimità. È la strada giusta su cui continuare a lavorare".

E’ prevista, presso il ministero della Salute, l'istituzione di un Osservatorio nazionale, sperando che non sia il solito carrozzone burocratico, e l'introduzione di pene più severe per chi aggredisce un medico o un operatore sanitario. L’Osservatorio ha il compito di monitorare gli episodi e le situazione cercando di ridurre i rischi a seconda del contesto e settore. Con decreto del ministero (che dovrà essere emanato entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge), dovranno essere definite la durata e la composizione dell'Osservatorio e le modalità con le quali l'organismo riferisce sugli esiti della propria attività ai ministeri interessati. 

Sono previsti fino a 16 anni di carcere per chi aggredisce un medico "in caso di lesioni personali gravi o gravissime cagionate a personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria o a incaricati di pubblico servizio, nell'atto o a causa dell'adempimento delle funzioni o del servizio presso strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche o private". La reclusione da 4 a 10 anni è prevista per le lesioni gravi e da 8 a 16 anni per le lesioni gravissime.

Nella legge vengono anche introdotte le circostanze aggravanti comuni del reato, cioè l'avere commesso il fatto con violenza o minaccia a danno del soggetto mentre questi era nell’esercizio delle sue funzioni.

Si procederà d‘ufficio per i casi gravi. Per adesso infatti viene esclusa la procedibilità a querela della persona offesa, per i reati di percosse e lesione personale, quando ricorrano le circostanze aggravanti.