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Politica
Ballottaggi, la vittoria della Lega nelle città Pd come quella di Guazzaloca

Le STORICHE vittorie della Lega di Matteo Salvini in Comuni, amministrati dalla sinistra, da decenni, possono essere accostate al trionfo di Giorgio Guazzaloca (1944-2017), che fu l'unico sindaco di Bologna, dal 1999 al 2004, non espressione della sinistra di tutto il dopoguerra ? Sostanziali le differenze. Il "Guazza", macellaio molto amato, venne eletto con la lista civica “La tua Bologna” e con il sostegno dei partiti di centrodestra, battendo al ballottaggio la diessina Silvia Bartolini. Nel 2004 Guazzaloca venne sconfitto, al primo turno, dal candidato dei DS, l'ex leader della Cgil, Sergio Cofferati.

La Sindacatura di Guazzaloca scaturì dal forte legame tra il candidato e il capoluogo emiliano e dalla inadeguatezza dell'avversaria, in una città dove, in passato, il PCI, poi PDS, aveva eletto personaggi carismatici come Dozza, Zangheri, Imbeni. E, 19 anni fa, la sinistra governava il Paese, prima con Prodi e poi con D'Alema.

Stavolta, il centrosinistra è stato relegato all'opposizione, dopo il voto del 4 marzo. E dai ballottaggi esce frastornato e avviato all’irrilevanza.

I progressisti, che stavolta non possono scaricare tutte le responsabilità su Matteo Renzi, devono ripensare tutto: linguaggio, idee, persone, organizzazione. E, come ha proposto l'ex ministro, Carlo Calenda, andare oltre all'ormai inadeguato, politicamente ed elettoralmente, PD. Per il filosofo Cacciari, “serve un gruppo dirigente innocente: basta con il renzismo e con ciò che l’ha prodotto, D’Alema e Bersani”.

Da sottolineare l’equilibrio con cui escono dalle urne i Cinque Stelle e la Lega di Salvini: nessuno dei due è stato destabilizzato dal risultato e, quindi, la maggioranza di governo risulta, se non rafforzata, certo non indebolita.

Nel centrodestra, la leadership è, saldamente, nelle mani di Matteo Salvini. Più la sinistra lo insulta, più i cittadini lo premiano. Rispetto all'epoca di Guazzaloca, non è cambiato il disprezzo degli avversari.

Solo un esempio. Domenica scorsa, Furio Colombo, già collaboratore di Gianni Agnelli (1921-2003), esponente della "sinistra al caviale", ha paragonato il ministro dell'Interno al criminale nazista, Adolf Eichmann (1906-1962), scrivendo che la sua missione sarebbe “far soffrire di più coloro che non dovrebbero esistere”.

In serata, dalle gabine elettorali, è uscita una lezione epocale per lo schieramento dei numerosi "haters" di Salvini, che ha indotto uno scrittore progressista, Andrea Purgatori, a rivolgere un amaro quesito ai bastonati dirigenti democrat : "Buttarsi, soli, dalla torre di Pisa ?".

Neppure la débâcle ha attenuato, tuttavia, l'odio dei piddini nei confronti del successore di Minniti al Viminale : una dirigente calabrese, Anna Rita Leonardi, ha fatto del sarcasmo su Salvini, "colpevole" di aver diffuso la sua foto mentre donava il sangue, continuando a definire l'esecutivo gialloverde "il governo della vergogna"....

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