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Politica
Battisti? "Un intellettuale vero". L'appello che firmò anche Saviano

Roberto Saviano ha firmato, insieme ad un gruppo di “intellettuali di area” e politici, un appello a favore di Cesare Battisti nel 2004, complice la confortevole atmosfera creata dalla cosiddetta dottrina Mitterand e di cui in molti usufruirono, tra cui Toni Negri, il “cattivo professore”.

In quegli anni, in Francia, molti si schierarono con lui tra cui, Bernard-Henri Lévy, Fred Vargas e Gabriel Garcia Marquez e Carla Bruni.

Ora che Battisti è finalmente in Italia tutti i riflettori sono puntati sui suoi supporter di allora e soprattutto sullo scrittore di Gomorra che di solito è attivissimo sui social, ma per adesso dai suoi profili giunge un assordante (e desolante) silenzio. In effetti questa vicenda dell’arresto del latitante in Bolivia (Paese guidato dal marxista Evo Morales) a parte il fatto in sé, che riconduce ad un sacrosanto bisogno di giustizia, permette una riflessione di tipo sociale che è importante per diversi motivi.

In Italia c’è sempre stato un clima di inspiegabile simpatia verso Battisti, come se la sua irraggiungibilità fosse una sorta di dimostrazione spettacolare di uno che ce l’ha fatta ed è sfuggito alla Giustizia.

Ma i sacerdoti della litania sono stati proprio i soliti intellettuali radical - chic che sembrano strizzare l’occhio a chi ha commesso anche crimini gravissimi. E questo non è bene.

Non è bene perché avvelena alle fonti il clima politico del dibattito democratico. Queste prese di posizione, come quella appunto di Saviano, (ma anche dell’ex deputato Paolo Cento) sono capaci di innescare pericolose istanze sociali che possono giungere a far passare l’idea che la lotta politica possa combattersi con la violenza e questo non solo non è giusto, soprattutto per le nuove generazioni, ma è anche pericoloso per quello che proprio l’Italia ha passato.

La vicenda di Battisti implica il naturale rispetto che si deve a qualsiasi condannato. Sono strutturalmente contro i processi tipo piazzale Loreto con dileggio del “colpevole” ormai indifeso, chiunque esso sia. La civiltà giuridica, il sacro rispetto della legge, devono venire per primi anche in questi casi perché sono il fondamento del vivere civile.

Detto questo però Saviano (e chi ha firmato quel documento) dovrebbe fare una sana auto - critica e spiegare perché ha firmato allora quel documento, soprattutto alla luce dei continui attacchi di chi (come Saviano) ha portato alle attuali istituzioni che possono anche non piacergli, ma che, nel gioco democratico, è tenuto a rispettare come qualunque altro cittadino.

Invece lo scrittore napoletano sembra pensare che lui abbia un particolare salvacondotto che gli permette di infrangere le regole.

Ad onor del vero Saviano, dopo diversi anni, dice di aver chiesto il ritiro della sua firma ad una rivista, Carmilla, ma il fatto rimane:

http://web.archive.org/web/20040328020204/https://www.carmillaonline.com/archives/1500_firmatari.html

Cliccando su un link si giunge ad un appello, in cui è scritto:

“…Noi invece vorremmo che di scrittori capaci di affrontare di petto il passato come Cesare Battisti ce ne fossero tanti, e che i cittadini francesi capissero chi rischiano di perdere, per la vigliaccheria dei loro governanti: un uomo onesto, arguto, profondo, anticonformista nel rimettere in gioco fino in fondo se stesso e la storia che ha vissuto. In una parola, un intellettuale vero. Non era tradizione della Francia privarsi di uomini così, per farli inghiottire da una prigione. Ci auguriamo che la Francia non sia cambiata tanto da tacere di fronte a un simile delitto.
Sì, delitto. Avete letto bene”.

Sì, abbiamo proprio letto bene!

Insomma l delitti, secondo i firmatari, non sarebbero quelli di Battisti ma l’averlo arrestato in Francia!

Invece Vauro, un altro dei firmatari, si è prontamente dissociato dalla firma che, a quanto si legge dalle sue dichiarazioni, “non ritirai per colpevole superficialità” il che dimostra, appunto, tutta la sua superficialità.

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