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Politica
Olgettine, Berlusconi salvato da Renzi. Flirt Pd-Forza Italia: tutta la verità


Trattare alla pari con Matteo Renzi e non fare solo da portare d'acqua (e di voti in Parlamento) come sta facendo Angelino Alfano. Sarebbe questa - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - la strategia di Silvio Berlusconi e di quella parte di Forza Italia che continua, dietro le quinte, a trattare con Palazzo Chigi e con il Nazareno. In politica tutto si tiene e i tasselli del complesso puzzle si stanno componendo. Da un lato mezza Ncd (o quasi), Renato Schifani in testa, sta lasciando il ministro dell'Interno per tornare probabilmente in Forza Italia (modello De Girolamo) rendendo evidente quanto i verdiniani di Ala sia indispensabili per il governo Renzi (rilanciando la lite nel Pd con la minoranza sul piede di guerra). Ma nello stesso tempo a Palazzo Madama - quasi certamente con l'aiuto di qualche senatore democratico - viene bocciato l'utilizzo delle intercettazioni telefoniche tra Berlusconi e le olgettine. In teoria sono due segnali contraddittori, ma così non è. Il partito di Mediaset e la parte di Forza Italia anti-Salvini, guidata da Gianni Letta e da Niccolò Ghedini, sta trattando con Palazzo Chigi affinché il governo, attraverso l'Avvocatura dello Stato, invii a Strasburgo un pare non sfavorevole a Berlusconi sulla questione della retroattività della Legge Severino (ha tempo tre mesi), tema sul quale si pronuncerà probabilmente entro fine anno la Corte di Giustizia europea. In cambio l'ex Cavaliere e gli azzurri moderati come Tajani, Letta e Ghedini manterranno una posizione neutrale sul referendum istituzionale del prossimo autunno, vitale per Renzi e il Pd, senza cavalcare il no urlato dalla Lega e da Fratelli d'Italia. In sostanza Berlusconi punta a tenere aperto il canale con il premier - attraverso Verdini - ma senza consegnarsi al leader dem come sta facendo Alfano. In prospettiva l'obiettivo è quello di arrivare alle elezioni, magari dopo la vittoria del no al referendum sulle riforme, con due leggi elettorali diverse e in assenza di una maggioranza trattare da pari (o quasi) la formazione di un esecutivo di larghe intese, magari guidato da un renziano soft come Graziano Delrio. La strategia di Berlusconi-Letta-Ghedini è quindi molto sottile ma ben precisa: dialogare con Palazzo Chigi (vedi il voto sulle olgettine e il parere sulla Severino) ma senza fare come il ministro dell'Interno che - dicono gli azzurri - ormai "si comporta come un colonnello del Pd". Ed ecco spiegato l'addio di Schifani all'Ncd, insufficiente per far cadere il governo (al massimo se ne andranno in sei senatori) ma abbastanza per indebolire Renzi e spingerlo a più miti consigli. E' del tutto evidente che in questo contesto chi come il Governatore della Liguria, Giovanni Toti, si sta mostrando troppo vicino a Salvini e alla Meloni - partecipando a incontri e manifestazioni della Lega e di Fratelli d'Italia - finisce sulla "lista nera" dell'ex Cav proprio perché con le sue posizioni "radicali" ed "estremiste" rischia di minare la trattativa sotterranea con il Nazareno. Ecco perché tra i parlamentari di Forza Italia c'è chi sostiene che a Toti possa essere tolto ben presto il ruolo di consigliere politico con la promozione di Stefano Parisi a commissario o coordinatore degli azzurri. Non a caso l'ex candidato del Centrodestra a sindaco di Milano era riuscito a tenere insieme una fetta di Ncd come Lupi e la Lega e, punto più importante, non si è mai espresso per il no al referendum istituzionale, scatenando l'ira di Salvini.

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