Silvio Berlusconi non vuole che il centrodestra vinca
Un listone dei partiti di centrodestra (Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega) potrebbe arrivare a garantirsi la vittoria. Ma Silvio Berlusconi ha detto no
Ormai è quasi confermato: il Cavaliere non vuole che il Centrodestra vinca le elezioni. I suoi ripetuti no alle primarie della coalizione allargata sono la dimostrazione che vuole andare alle elezioni del 2018 in ordine sparso e quindi con la garanzia di una sconfitta certa.
Diversi sondaggi confermano che un listone dei partiti di centrodestra, per intenderci Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega, potrebbe arrivare a garantirsi la vittoria. Divisi il quadro sarebbe ben diverso.
Aldilà dei sondaggi, che non sono certo qualcosa su cui scommettere, conta molto il 'sentiment' che si riscontra tra la gente.
Mai come ora il popolo che fa riferimento alla destra moderata è alla ricerca di un leader in cui credere. E adesso il momento politico e' davvero favorevole visto in primis il rapido declino della stella di Matteo Renzi sommerso dal flop referendario, dalle vicende tutte da verificare del padre Tiziano, ma soprattutto dalla caduta del suo marchio. Il Brand novità del giovane rottamatore è tramontato e difficilmente potrà affascinare di nuovo.
Sul versante dei cinque stelle non passa giorno che le azioni del suo leader, e di alcuni dei suoi non erodano il forte credito guadagnato su elettori scontenti. Le insicurezze di Virginia Raggi sul governo di Roma (stadio compreso), le giravolte di Luigi Di Maio, il giustizialismo a corrente alternata , diffondono un marketing negativo per tutto il movimento.
Quindi la probabile vittoria è solo nelle mani di Silvio Berlusconi. L'uomo ha solo un grande nemico, il suo ego ipertrofico che non gli ha mai permesso di scegliersi un delfino, sia in politica che tantomeno nel calcio.
Questo limite ha creato il flop di entrambi i progetti dai passati luminosi.
Sarà così anche questa volta? Lasci spazio alle primarie, eviti di creare divisioni lanciando finti leader, e permetta ai vari Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Stefano Parisi e pochi altri di mettersi in gioco in una partita piu' ampia.
La sana competizione, vitale nell'imprenditoria, è decisiva pure in politica.
E a Berlusconi questo ragionamento dovrebbe essere molto chiaro.