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Politica
Boccia, ecco che cosa dovrebbe tornare ad essere la politica
LaPresse

"Il Paese deve reagire insieme perché il 2019 non sarà un anno facile per nessuno". Parla cosi Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria a margine dell'ennesimo convegno a cui partecipa ieri a Roma. Ennesimo perché da che è stato nominato ai vertici dell'organizzazione di rappresentanza delle imprese, non si risparmia e con grande generosità si spende in lungo e in largo per la penisola nel tentativo del tutto evidente di riannodare i fili del discorso tra classe dirigente e popolo. Mi sono chiesta più volte dall'Assemblea di Confindustria a Verona lo scorso Febbraio ad oggi che cosa avesse spinto gli imprenditori italiani a scegliere proprio uno come lui a capo dei vertici dell'associazione e certo, mi sono detta, deve aver pesato la storia sua e della sua famiglia, dell'impresa che dirige. Altrettanto deve aver pesato l'essere figlio di un sud che non si arrende, che tenacemente prova a riscattarsi e ad andare "Avanti Sempre" come amava dire Claudio De Albertis nei momenti di difficoltà del Paese. Ma non è solo tutto questo, c'è dell'altro e attiene, a mio avviso, alle caratteristiche personali dell'uomo che emergono fin dalla prima intervista che fece da Presidente, rilasciata a Minoli per La7.

Chi è Vincenzo Boccia Presidente di Confindustria, si chiedono ultimamente sui social? 

E' un ragazzo cresciuto, come lui stesso racconta, dentro l'azienda del padre ad ascoltare politici ed imprenditori di più generazioni che si affidavano al saper fare delle Arti Grafiche Boccia e intanto si raccontavano, si sfogavano e si appassionavano a torto o ragione dei principali fatti di attualità.

E' figlio del sud sì, ma più ancora figlio di Salerno una città che per sua natura si mostra per nulla provinciale e per storia svolge una funzione nazionale non foss' altro che a Salerno, prima che altrove, giungono i treni delle Ferrovie dello Stato: "infrastrutture - dice Boccia - come metafora di una visione inclusiva del Paese perché collegano le periferie al centro, la Tav all'Europa, aprono mercati e sono strumento di crescita economica e culturale che permette di allargare la mente senza dimenticare le radici da cui si proviene. Vengo da Salerno - prosegue - e grazie all'alta velocità, la mia città è collegata a Roma, all'intero Paese. Occorre continuare così, con treni veloci per tutto il Mezzogiorno per rilanciare la crescita dell'Italia, fondamentale per ricostruire il dialogo tra Europa e Mediterraneo".

E' appassionato dell'Italia e non ha pregiudizi: dialoga con tutti, lo fa sul merito dei problemi. Quando lo invitano ai convegni in Campania è completamente a suo agio, da destra a sinistra, nel rapporto coi politici pentastellati e nel dialogo col governo che arriva da nord, si rilassa, organizza persino i tempi del dibattito alla scuola di formazione politica di Forza Italia a Cava de' Tirreni, fa asse col sottosegretario dei cinque stelle per lo sviluppo degli aeroporti e prova a far salire proposte concrete per la crescita, sempre dentro una visione unitaria del Paese.

Per questo a Torino per l'iniziativa delle imprese SìTav è apparso il punto di riferimento unificante, perché si mette a disposizione, perché "Confindustria è un grande corpo intermedio che ha deciso di rappresentare interessi essendo ponte tra quelli propri delle imprese e quelli generali del Paese. E' un'associazione equidistante dai partiti ma che non lascia la politica ai soli politici perchè essa è una dimensione umana troppo importante e richiede un rinnovato impegno di tante e tanti. Con un compito preciso, però, che è prerogativa stessa della politica: trovare soluzioni, non attribuire colpe ". Nell'analizzare i dati macro economici Vincenzo Boccia è consapevole che aver riconquistato un dialogo tra Governo e parti sociali è precondizione essenziale per tentare un'azione generale di sviluppo, coesione sociale e territoriale.

Il Presidente di Confindustria non ha messo in discussione la filosofia che porta a sforare i parametri di crescita e debito, ma ha suggerito fin dall'inizio un 'timing' più accorto: prima prudenza volta a scongiurare la procedura d'infrazione da parte dell'Europa perché "rischiamo il blocco dei fondi di coesione sociale" e questo significherebbe per noi tutti, più ancora per i cittadini del sud, un peggioramento ulteriore delle condizioni di vita: i divari storici tra aree geografiche del Paese, infatti, rischiano di arretrare laddove ogni diminuzione di investimenti pubblici e privati segna concretamente minori possibilità di intervento da parte delle istituzioni nazionali e locali. Poi, però, non rinuncia a proporre la necessità di ripensare le regole europee e chiede alla politica, per i prossimi mesi, una discussione onesta per l'Europa, un dibattito franco e approfondito sulle modifiche dei trattati europei, perché dice "occorre definire un rinnovato patto sociale europeo, non un patto di stabilità ma un patto di crescita e stabilità fondato sul lavoro come prima forma di dignità umana".

Nell'audizione alla Camera, alla domanda: "scelga una sola delle sue proposte, quale?" Vincenzo Boccia sceglie l'abbattimento del cuneo fiscale per favorire un piano di inclusione lavorativa ed evitare sussidi all'infinito di cui non si è nemmeno certi se vi saranno risorse e per quanto tempo. 

Non è contrario a misure di sostegno alla povertà, anzi le auspica, ma chiede da un lato senso della realtà e dall'altro uno strumento che sia ponte verso il lavoro e che necessariamente, per esserlo, non deve essere contrapposto alle proposte e alle ragioni di chi il lavoro lo crea. Sostenuto nella stessa richiesta dai sindacati, non osteggiato a sinistra, apprezzato a destra ottiene applausi scroscianti alla festa de Il Foglio; gira le trasmissioni televisive, rilascia interviste a tutti i quotidiani locali con l'obiettivo di raccontare il ruolo dell'imprenditore che è più ampio di quello che una vulgata ideologica tende a rappresentare come colui che per profitto se ne approfitta. "Forse - dice - dimentichiamo che i nostri nonni hanno costruito imprese senza capitali, partendo dalle materie prime e trasformandole, con sacrifici, impegno e soprattutto assumendosi i rischi perché se un imprenditore sbaglia strategia l'errore può essere irreversibile" racconta, propone e agisce come con il progetto delle imprese di Elite Group in collaborazione con Borsa Italiana: una piattaforma che consente alle imprese di essere affiancate in un percorso di crescita, di ricerca di Partners in una visione glocal dell'economia.

E' un piccolo imprenditore che aderisce a questo progetto che mi chiarisce perché Vincenzo Boccia è Presidente di Confindustria: "quando gli sento dire che un'impresa per essere grande deve per forza di cose nascere piccola, io traggo stimolo ad impegnarmi sempre di più" ma è a Piacenza nel corso dell'inaugurazione di una delle miriadi di iniziative sociali delle imprese associate che ancora più chiarisco a me stessa. Sono appena state ristrutturate alcune stanze del reparto di pediatria dell'Ospedale di Piacenza, le aziende coinvolte hanno sponsorizzato l'intervento e grazie all'associazione Il Pellicano si sono aggiunte piccole donazioni dall'intera comunità locale, ciascuno ha dato in base alle proprie possibilità. Nonostante una giornata tesa e densa di impegni, solo poche ore prima della manifestazione di Torino, il Presidente di Confindustria non rinuncia a presenziare e ringraziando l'amica Maria Angela Spezia si impegna a fare di quell'iniziativa un modello nazionale perché - dice - "è il metodo con cui avete proceduto a fare la differenza. Voi avete ascoltato i piccoli (gli utenti del servizio), avete fatto rete con istituzioni, università, lavoratori e solo dopo avete elaborato l'intervento". 

Accanto a me un imprenditore presente mi dice "ecco, vede qui sta la differenza tra l'intervento pragmatico di Vincenzo Boccia e quello di tanti politici". Gli rispondo "lei ha ragione ma, pensi, la mia riflessione è che sta valorizzando null' altro che il metodo politico: ascolto, confronto, indirizzo, accordo di mediazione e decisione". O almeno questo dovrebbe tornare ad essere la politica, quella che non rinuncia alle battaglie culturali avendo a cuore l'interesse generale.

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