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Politica
'Bomba' Zaia sul Centrodestra. Silura Meloni e richiama Salvini

Benzina sul fuoco. Non ci sono altre parole per definire le dichiarazioni del presidente del Veneto Luca Zaia. Il Governatore più amato d'Italia, parlando nel corso della quotidiana conferenza stampa, ha sentenziato: "Parlare oggi di alleanze per le Regionali? Mi sembra un po' prematuro, visto che non si sa ancora quando si andrà a votare. In ogni caso, chi non è per l'autonomia e non rispetta il volere dei veneti, che hanno votato per l'autonomia, non farà un metro al mio fianco". Zaia veste così i panni dell'incendiario alimentando ulteriormente il fuoco (delle polemiche) che sta dilaniando da settimane il Centrodestra.

Sul fronte delle candidature alle prossime elezioni regionali, che al 99% si terranno il 20-21 settembre, è tutto fermo. Nonostante infiniti vertici e malgrado il tempo stringa, Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia non hanno ancora sciolto il nodo delle candidature. Il no del Carroccio all'azzurro Stefano Caldoro in Campania ferma anche l'ok, sostanzialmente trovato, a Raffaele Fitto in Puglia e a Francesco Acquaroli nelle Marche. In stand by anche la leghista Susanna Ceccardi in Toscana. E mentre dal partito di Giorgia Meloni, ancora in lutto per la morte del senatore Stefano Bertacco, arrivano segnali di pessimismo sulla "trattativa" che "fatica a sbloccarsi", le parole di Zaia sono un macigno sulla faticosa strada verso l'intesa.

L'arma che ha in mano Salvini al tavolo del Centrodestra è quella di minacciare lo strappo e la corsa solitaria visto che, sondaggi alla mano, il Carroccio vince comunque in Veneto anche da solo mentre a rimetterci sarebbe soprattutto Giorgia Meloni che vedrebbe, senza la Lega, sfumare l'obiettivo di conquistare la Puglia e le Marche. Uno dei punti chiave che in questi mesi e in questi anni agita la Liga Veneta è quello dell'autonomia. I leghisti della Laguna hanno sempre contestato agli alleati, in particolare alla centralista FdI ma anche a Forza Italia, di non essersi impegnati abbastanza nella battaglia per trasferire poteri da Roma alla Regione Veneto. Ora con queste parole Zaia mette nero su bianco un concetto chiarissimo: pieno appoggio all'autonomia o niente alleanza (e quindi niente assessori e poltrone).

E' chiaro che in un momento delicato come questo per gli equilibri del Centrodestra una presa di posizione così netta e forte altro non fa che aumentare la tensione irrigidendo i rapporti soprattutto tra Salvini e Meloni. Ma c'è dell'altro. Qualcuno intravede nelle parole di Zaia anche un richiamo indiretto al Capitano, ovvero al segretario del suo partito. L'eccessivo "amore" per il Sud dell'ex ministro dell'Interno, che spesso ha messo in secondo piano il tema del federalismo, storico per il movimento fondato da Umberto Bossi, non piace ai leghisti veneti. E quindi queste parole suonano anche come un campanello d'allarme per Via Bellerio: vanno bene i pescatori sicialiani e le visite a Napoli, ma la Lega nasce autonomista e il Veneto è il cuore di questo processo storico - sembra dire Zaia a Salvini.

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