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Politica
Bossi, Salvini e il centro - destra

Umberto Bossi e il figlio Renzo, insieme all’ ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, sono stati condannati in primo grado per aver utilizzato i soldi della Lega per appropriazione indebita.

Il senatur ha poi detto che si tratta di un processo politico utilizzato per “distruggere la Lega e farmi fuori come segretario”.

In realtà di questo presunto piano solo la seconda parte si è realizzato visto che Bossi non è più il segretario della Lega Nord essendo stato battuto da Salvini con l’82%, dopo la stagione modesta di Maroni che a Bergamo nella primavera del 2012 diede luogo alla “notte delle ramazze” per fare pulizia dentro al partito diventandone segretario.

Quello che è successo con la Lega è un fatto abbastanza comune basti pensare anche ad Antonio Di Pietro e il suo divorzio da Italia dei Valori, solo che mentre la Lega è rinata IdV no.

Quindi il caso della Lega è particolare dal punto di vista politico perché Salvini è riuscito a riconvertire l’elettorato tradizionale sconfiggendo il padre fondatore con buoni risultati elettorali, un caso assai raro negli annali politici.

L’idea di Salvini, come noto, è quella di una Lega Nazionale che abbracci l’intera Italia e non più il solo nord e per fare questo ha creato anche un altro movimento Noi per Salvini.

Tuttavia il processo espansivo sta segnando il passo al Centro - Sud ma questo non pare inficiare i buoni risultati al Nord tanto da proporre Salvini come possibile leader del centro - destra anche se Silvio Berlusconi lo marca stretto e le distanze tra i due sono assai rilevanti soprattutto sulla visione europea.

Quindi, ed è questo il passaggio chiave niente affatto facile da realizzare, pare esserci una “riconversione” del tradizionale elettorato leghista al Nord nonostante Bossi parli di una Lega che “non è la Lega che serve al Nord” premendo sui tradizionali temi fiscali per Lombardia e Veneto.

In questa ottica deve inquadrarsi il tentativo di Salvini di “aprire” al Movimento Cinque Stelle, azione peraltro criticata oggi da Giorgia Meloni sul Corriere della Sera.

La Meloni ha ribadito la necessità del maggioritario -strutturato in una singolare proposta con una doppia soglia al 37 e 40%- in contrapposizione al sistema attuale che non permetterebbe a Fratelli d’Italia di fare alleanze prima del voto (più sicure per un piccolo partito) invece di dopo.

Inoltre, la leader di FdI ha messo in guardia, correttamente, Salvini dalla tradizionale inaffidabilità del M5S, “riceverà una porta in faccia” cosa che, del resto anche il Pd conosce bene.

 

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