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Politica
Brexit, Salvini riprende quota. Scontro Fini-Meloni a destra

Questa mattina Gianfranco Fini dai microfoni di Agorà (Rai 3) ha parlato della sua idea di destra europea e dell'attuale situazione del centro - destra in Italia facendo riferimento alla particolare situazione creatasi dopo il voto alle recenti amministrative e della uscita della Gran Bretagna dall' Unione.
Fini fu "sdoganato" nel 1993 da Berlusconi che in una famosa intervista rispose che se avesse votato a Roma avrebbe preferito lui all'altro candidato Francesco Rutelli; naturalmente questa affermazione fatta ai giorni nostri non fa alcun effetto ma allora fu un vero e proprio terremoto politico perché Fini era allora il Segretario del Movimento Sociale Italiano (MSI) ed era considerato ancora direttamente legato al fascismo e quindi tenuto accuratamente lontano dai Palazzi del Potere.
Le elezioni del 1993 furono le prime ad elezioni dirette del sindaco sull'onda della riforma Segni e di Mani Pulite; prima di allora i sindaci venivano eletti da accordi post elettorali tra partiti.
Berlusconi dunque lo sdoganò prima ancora della sua "discesa in campo" ed anzi possiamo pensare che questa sua dichiarazione sia stata propedeutica anche se non si sa quanto spontanea o programmata, al suo progetto politico che lo avrebbe portato a dominare la scena per un ventennio.
Ora, come noto, il centro - destra è uno dei tre poli, oltre il centro - sinistra e il Movimento Cinque Stelle (che però ha il vantaggio di essere un solo partito) che si contendono la scena politica italiana; giova anche ricordare che un tentativo di terzo polo centrista fu fatto proprio da Fini, Casini e Rutelli nel 2011- 2012 ma non ebbe alcun esito.
L'attuale centro - destra si trova in una situazione magmatica e ribollente mancando di una vera e propria leadership riconosciuta; Berlusconi, dopo la batosta elettorale presa dallo sciagurato "progetto Marchini" che ha mandato al 4% Forza Italia a Roma si è consolato con Milano dove il suo partito ha retto ma non ha vinto (anche se di poco).
La Meloni ha avuto un buon risultato su Roma coalizzando con tutte le altre forze un risultato intorno 20% ma altrove Fratelli d'Italia naviga con numeri microscopici intorno al 3%, mentre Salvini esce malissimo da Roma con un misero 2.7% ma è "forte" a Milano e nel centro - nord.
Salvini, come noto, aveva tentato uno sbarco al centro sud con un movimento legato direttamente alla sua figura e che è stato duramente punito dagli elettori, soprattutto romani e dell'hinterland a causa di una organizzazione nella Capitale assai precaria e confusa che ha riflesso vecchi rancori personali dell'establishment della destra capitolina.
Fini oggi ha ammesso che l'alleanza con Marchini su Roma è stata rovinosa soprattutto per evidenti contraddizioni interne; infatti Alfio è stato visto dall'elettorato di destra moderata come un "costruttore comunista" e dal suo elettorato come un traditore per aver fatto ricorso ai tanto osteggiati "partiti".
Lo stesso Fini insieme a Storace - Alemanno avevano supportato l'inusuale avventura con Marchini pur di non appoggiare, da "fratelli coltelli" la candidatura di Giorgia Meloni che da parte sia ha commesso l'errore di rifiutare la prima candidatura di Berlusconi e quindi poi presentarsi troppo tardi e ormai spompata sul proscenio capitolino.
Fini oggi ha accusato la Meloni di essere la rappresentante (ingrata) di una destra lepenista completamente appiattita su Matteo Salvini e quindi assolutamente non rappresentativa dei valori di quella Alleanza Nazionale di cui ha ereditato il nome; a queste critiche la Meloni ha quasi sempre preferito non rispondere direttamente perché come ha detto "i panni sporchi si lavano in famiglia".
A questo punto però, dopo la Brexit e le amministrative il panorama politico sta di nuovo cambiando rapidamente e l'appuntamento politico nazionale si avvicina al più nel 2018 ma probabilmente anche il prossimo anno.
Che accadrà dunque nel centro - destra?
Quale leader emergerà? Ci sarà da noi una destra liberale "europea" o una destra estremista?
Abbiamo provato a chiederlo direttamente a Giorgia Meloni ma il suo ufficio stampa non ci ha mai messo in contatto dopo diverse rassicurazioni (ed anche questo è un segno di debolezza organizzativa per una leader di ambizioni nazionali).
Provo dunque a trarre da solo alcune considerazioni.
La Meloni è ancora una leader locale perché non ha un progetto nazionale che possa proiettarla davvero come candidata leader dell'intero centro - destra italiano. Se essa ha un piano in questo senso dovrà concentrarsi ora molto meno su Roma (dove è forte) e molto più sull' Italia (dove è debole).
Oltretutto Salvini dopo la non esaltante prestazione elettorale (la Lega ha perso la roccaforte di Varese) ha ripreso ossigeno proprio dalle vicende legate alla Brexit che paradossalmente hanno aiutato lui e Renzi (entrato finalmente nel direttorio Ue).
La partita dunque pare di nuovo volgere a favore di Salvini a patto però che questa volta non ricommetta gli errori precedenti tergiversando troppo a lungo ed affidandosi alla vecchia guardia e non a quei cittadini di centro - destra che anche a Roma nel 2014 -2015 lo avevano accolto come un "liberatore".
Berlusconi pare ormai invece fuori della partita per molti motivi mentre la Meloni è intimorita da Salvini ed alla fine potrebbe essere l'unica, dopo non aver neppure raggiunto il ballottaggio a Roma, a rimanere con un pugno di mosche in mano e col il rischio concreto che la montagna partorisca un topolino perdendo anche il consenso di cui godeva.

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