Camera, fronda di 50 deputati M5S Il caso dei mancati applausi in Aula
Ecco perché Di Maio prende le distanze da Salvini sulla sicurezza
Di Alberto Maggi
Quasi nessuno lo ha notato. Ma giovedì 21 marzo nell'Aula della Camera è accaduto qualcosa di strano. Qualcosa che sta agitando la maggioranza. In sede di dichiarazione di voto sul cosiddetto Decretone - che contiene le misure chiave della Legge di Bilancio, reddito di cittadinanza e quota 100 - durante l'intervento del capogruppo del Movimento 5 Stelle Francesco D'Uva circa una cinquantina di deputati grillini non hanno mai applaudito il loro presidente.
Un fatto anomalo e che non era mai accaduto prima. Finora si sapeva che al Senato la maggioranza è sotto quota 161 (caso Diciotti e sfiducia a Toninelli) ma che ci fossero problemi anche a Montecitorio è un fatto nuovo e preoccupante per il governo. Anche perché, numeri alla mano, senza 50 voti l'esecutivo Conte non avrebbe più la maggioranza nemmeno a Montecitorio. Tra i banchi della Lega hanno notato la stranezza che si è ripetuta diverse volte per tutto il discorso del capogruppo pentastellato. Oltre ai soliti deputati considerati vicini al presidente della Camera Roberto Fico, 10-12, anche altri si starebbero spostando su posizioni critiche.
I leghisti che erano in Aula parlano proprio di "gruppetti di 7 o 8 5 Stelle che scuri in volto non battevano ciglio mentre i loro colleghi applaudivano D'Uva". Questa crescente insofferenza evidenziatasi in Aula, legata anche al sorpasso del Pd sul M5S nei sondaggi, sarebbe - secondo fonti del Carroccio - alla base degli affondi di Di Maio, Trenta e Toninelli sulla sicurezza.
In sostanza i vertici pentastellati per placare la fronde interna chiaramente anti-Lega avrebbero deciso di invadere il campo di competenza del ministro dell'Interno e di cercare di mettere in difficoltà Salvini proprio sul tema chiave dell'azione politica della nuova Lega sovranista. Quasi certamente il governo non sta per cadere nelle prossime ore, ma quanto accaduto a Montecitorio è sintomatico delle tensioni nella maggioranza che sottotraccia sono forse ancora più forti di quanto non lo siano on the record.
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