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Politica
Camere, M5S insiste: no ai condannati. Telefonata tra Salvini e Silvio

Secondo giro di colloqui da parte dei capigruppo 5 Stelle per le presidenze delle Camere, mentre Silvio Berlusconi e Matteo Salvini si sono sentiti al telefono. Quando ormai mancano pochi giorni all’insediamento del Parlamento, i pentastellati continuano a incontrare le forze politiche, senza però che, almeno per il momento, si sia arrivati a individuare dei nomi per le presidenze. Luigi Di Maio, incontrando i neodeputati, ha ribadito che rivendica la guida di Montecitorio e ha parlato del Quirinale: “Sono sicuro che il Capo dello Stato gestirà nel migliore dei modi questa fase. Apprezziamo molto che il Quirinale non stia mettendo fretta alle forze politiche”. Un nuovo segnale in direzione di Sergio Mattarella, dopo che ieri il capo politico aveva iniziato a lasciare spiragli su possibili modifiche alla squadra di governo se richiesto dal presidente della Repubblica.

Intanto nel Centrodestra è braccio di ferro tra Forza Italia e Lega sull’asse con i 5 Stelle. Il duello a distanza oggi è tra Renato Schifani e Giovanni Toti. Mentre il primo ha chiarito che Forza Italia “non accetta veti e ha i suoi candidati”, il Governatore della Liguria – punto di contatto con il Carroccio – pur ricordando la necessità di un Centrodestra unito, ha detto che “indubbiamente l’interlocutore” sono i pentastellati. E anche nel Pd, dopo il solco tracciato da Walter Veltroni, si discute animatamente sulla possibilità di consultare gli iscritti per decidere se e come dialogare i 5 Stelle. La sintesi di “un avvio complicato di legislatura” fatta da Lorenzo Guerini trova rappresentazione plastiche sia nel centrosinistra che sul fronte Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

Oggi i dem hanno rivisto i 5 stelle, ma non si parla ancora di nomi specifici. Il segretario reggente Maurizio Martina ha fatto notare il fatto che non sia stato indicato alcun nome per le presidenze, ma che si continui a parlare solo di metodo.”Non ci hanno proposto alcun nome”, ha commentato Martina con i cronisti, “siamo rimasti al metodo, quello di personalità di garanzia, sul quale siamo d’accordo. Se ci riescono bene, ma devono dimostrare di saperlo fare“. E in merito al fatto che Di Maio metta come priorità il taglio dei vitalizi, ha replicato: “Ricordo che il presidente della Camera ha ben altro da fare, deve garantire il buon funzionamento dell’istituzione Camera”.

In attesa della cena a Palazzo Grazioli, in programma mercoledì 21 marzo, alla quale parteciperanno Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni per cercare una sintesi sulle presidenze, Schifani ha chiarito che a suo avviso è “difficile conciliare” due programmi “così differenti come M5s e Lega”. L’ex presidente del Senato ha parlato di “concezioni diametralmente opposte” e puntualizzato che “Salvini sta lavorando su un programma di centrodestra e poi chi vuole condividerlo si aggreghi”. E ha anche detto: “Noi non accettiamo veti”. Mentre tra i nomi in ascesa si segnala quello dell’avvocatessa Giulia Bongiorno, definita “un’ottima collega”, l’ex seconda carica dello Stato ha ribadito che Forza Italia ha i “suoi candidati”: “C’è per esempio Paolo Romani, c’è anche Annamaria Bernini. Ma di nomi ce ne sono tanti: solo che il tema non è il nome, il tema è il metodo”. Nel frattempo sull’altro fronte il governatore ligure Toti, uno degli uomini di Forza Italia più dialoganti con il Carroccio, ha definito importante “che il centrodestra trovi una posizione unitaria perché unitariamente si è presentato agli elettori, e unitariamente auspico riesca a fare un governo”, ma a differenza di Schifani considera i Cinque stelle “indubbiamente l’interlocutore“. Anche se “avere un interlocutore non vuol dire essere d’accordo”, ha commentato.

Di metodo si discute anche nel Partito Democratico, riguardo all’alleanza con il M5s. Dopo lo spiraglio aperto da Ettore Rosato sulla consultazione degli iscritti e la chiusura di Matteo Orfini, anche Lorenzo Guerini allontana l’ipotesi che la base possa essere avere un ruolo attivo nelle future scelte: “I nostri iscritti vanno assolutamente ascoltati. Io li ascolto ogni giorno. Il referendum è uno strumento previsto ma su cosa? Il tema non è all’ordine del giorno e parlare di un referendum su una cosa che non esiste mi pare una fuga in avanti“. Per il coordinatore dem vale quanto deciso dalla direzione “che ha approvato quasi all’unanimità una posizione che sostiene che il nostro ruolo sia quello di stare all’opposizione. È la posizione del partito anche in relazione al sentire della propria base”. Eppure anche Walter Veltroni ha auspicato un dialogo con i Cinque Stelle, se l’input arrivasse dal Colle: “Ogni giorno ha la sua pena – aggiunge – e starei molto cauto, assumerei un percorso di responsabilità. Ci sono forze vincitrici ma che non hanno prodotto una proposta per spiegare la formula con cui intendono governare il Paese, c’è molta strada davanti a noi”. Anche per questo, a suo avvio, l’inizio della legislatura è “complicato” e ci sono difficoltà anche per l’elezione della seconda e terza carica dello Stato: “Sarebbe saggio da parte delle forze più votate aprire un dialogo a tutto campo con tutte le forze politiche anche sulle figure di garanzia. A oggi non mi pare ci sia questo atteggiamento – spiega riguardo all’ipotesi di dare una delle presidenze all’opposizione – Noi incontreremo nelle prossime ore i vari esponenti politici, a partire da quelli del M5S. Finora comunque c’è stata una discussione generica“.

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