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Politica
Camere presidenze, scontro tra la Lega e Forza Italia
Foto LaPresse

Tutto in alto mare per le presidenze delle Camere. I colloqui non sono vicini a una soluzione. Luigi Di Maio, leader de i 5 Stelle: "Il dialogo per proporre i presidenti del Senato e della Camera non è semplice. La scelta delle persone che ricopriranno questi incarichi è cruciale. Stiamo parlando degli arbitri che dovranno dirigere la partita dell'approvazione di buone leggi".

La capogruppo M5S a Montecitorio, Giulia Grillo: "Come prima forza politica del Paese abbiamo chiesto la presidenza della Camera. E abbiamo incontrato le altre forze politiche per ribadire il nostro metodo, separare le presidenze delle Camere dalla formazione del governo".

Sale intanto il livello dello scontor Berlusconi-Salvini all'interno del Centrodestra per il timore di Forza Italia che la Lega si smarchi dalla coalizione per formare un asse con i grillini. Oggetto del contendere, in particolare, la presidenza del Senato, visto che il M5S rivendica quella della Camera. Renato Brunetta, capogruppo alla Camera, non ci sta al fatto che Palazzo Madama vada al Carroccio, rivendicando quella poltrona per Paolo Romani.

Per rassicurare l'alleato forzista visibilmente irritato ("Pari dignità tra Fi e Lega o salta tutto", ammonisce Brunetta), Salvini ribadisce che "con Forza Italia c'è totale sintonia e condivisione di programma e di intenti". Una dichiarazione che, però, non convince del tutto i forzisti soprattutto dopo che qualche giorno fa lo stesso Salvini s'era dimostrato possibilista coi grillini ("Finora nessun contatto diretto con Di Maio, ma non ho pregiudizi", aveva affermato).

Ed è ancora Brunetta a ridimensionare il ruolo del leader del Carroccio all'interno della colazione: "Salvini non è il leader del centrodestra, è semplicemente il leader del partito che all'interno del centrodestra ha avuto più voti e che, sulla base delle regole che ci siamo dati, ha il compito di fare, se riusciremo a farlo, il governo".

Brunetta ha poi aperto ai dem eha detto di aver spiegato al M5s che "non si può marginalizzare un partito come il Pd che comunque è il secondo più votato alla Camera". "Auspico invece - ha aggiunto - che il Pd sia un attore fondamentale di questa fase politica e credo che non possano tirarsi fuori".

Il Partito Democratico, dal canto suo, non intende modificare la linea politica tracciata lunedì scorso in direzione. "Il voto degli italiani - ha dichiarato Maurizio Martina, segretario reggente dem - ha stabilito la nostra posizione: lavoreremo dall'opposizione. Non saremo indifferenti a ciò che dirà Mattarella, il nostro compito è prepararci ad essere minoranza parlamentare e da lì dare il nostro contributo al Paese".

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