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Politica
Capezzone: "Renzi usa armi di distrazione: alle porte c'è la crisi bancaria"

Di Daniele Capezzone

SCENARI – RENZI E IL REFERENDUM. L'USO SPREGIUDICATO DELLE ARMI DI "DISTRAZIONE" DI MASSA NON PUÒ CANCELLARE LA REALTÀ: ECONOMIA A ZERO (SENZA VIRGOLA), INCAPACITÀ (COME I VECCHI GOVERNI) DI AGGREDIRE TASSE-SPESA-DEBITO.
 
LEGGE DI BILANCIO? UNA PIOGGERELLINA DI REGALINI (IN DEFICIT): QUALCOSA AI PENSIONATI, QUALCOSA AGLI ALBERGHI, ECCETERA. SENZA VISIONE, SENZA RESPIRO, SENZA CHOC ECONOMICO.
 
E ALLE PORTE C’E’ GIA’ LA CRISI BANCARIA FINALE (LO SCOGLIO MPS NON SEMBRA PURTROPPO EVITABILE). NON SI È VOLUTO BUSSARE PRIMA (CON UMILTÀ) ALLA PORTA DELL'ESM, MA TRA QUALCHE TEMPO SARA’ L’ESM A PRESENTARE UN LUNGO E DOLOROSO ELENCO DI CONDIZIONI.
 
DINANZI A TUTTO QUESTO, L'ITALIA PUÒ PERMETTERSI TRE MESI DI TEATRINO PARLANDO DI SENATO E LEGGE ELETTORALE? GARA DI IRRESPONSABILITA' TRA POLITICA E MEDIA.
 
C'È DA PENSIONARE UN ESTABLISHMENT (DI VECCHI E DI GIOVANI): GLI STESSI CHE AVEVANO PREVISTO SCIAGURE PER IL REGNO UNITO A CAUSA DI BREXIT...E CONTINUANO A PARLAR D’ALTRO, COMODAMENTE SISTEMATI NELLE CABINE DI PRIMA CLASSE DEL TITANIC.
 
E BERLUSCONI (A PROPOSITO: AUGURI!)? GIOCA SU ALMENO DUE TAVOLI. MA SENZA VISIONE. LA TATTICA DIVORA OGNI STRATEGIA DI RICOSTRUZIONE DEL CENTRODESTRA…E QUESTA RICOSTRUZIONE NON POTRA’ PIU’ AVVENIRE IN STANZE CHIUSE.
 
 
Per fortuna, non mi è mai capitato di trovarmi dentro un edificio in fiamme. Se disgraziatamente mi succedesse, e se pensassi di avere un minimo di speranza di salvezza per me stesso e per gli altri, penso che non sprecherei tempo prezioso per sistemare la cravatta e per verificare che sia perfettamente in tinta con la camicia...È questa la condizione italiana di questo autunno 2016: la casa brucia, e noi stiamo lì a giochicchiare e a perdere tempo.
 
La narrazione e lo storytelling renziano sono tutti centrati sulla “cravatta”, cioè sul referendum. Nel racconto renziano, il referendum diventa uno spartiacque storico: futuro contro passato, cambiamento contro immobilismo, eccetera. Nel tentativo di accreditarsi (in Italia e all'estero) come l'unico protagonista affidabile e meritevole di aiuto. Come dire: ok, non sarò perfetto, ma (rifletteteci) è meglio sostenere me che non favorire un salto nel buio. Di qui, la descrizione del referendum come una specie di giudizio universale, con tanto di minacce cosmiche in caso di vittoria del no.
 
In queste settimane, mi è capitato di discutere con investitori e osservatori internazionali, che avevano avuto la “versione” di Palazzo Chigi: e a tutti era stato invariabilmente descritto uno scenario da “doomsday”, da giorno del giudizio, salvezza contro dannazione.
 
Per carità, è legittimo che un attore politico giochi le sue carte in funzione della propria sopravvivenza politica: da alcune migliaia di anni, funziona così. Ma quello che non è serio è fingere che questo (il sì o il no al referendum) sia il cuore del problema.
 
L'Italia è già (ora!) in ginocchio. Per gli errori dei decenni passati, e adesso (in misura minore) anche per gli errori di Renzi, che ha bruciato la sua occasione. La crescita è a zero (nel secondo trimestre, come si sa, zero senza virgola), e i livelli di tasse-spesa-debito restano alle stelle.
 
Ed è inevitabile lo scoglio di una crisi bancaria finale (MPS in testa), con (secondo le mie stime) da 40 a 60 mila obbligazionisti subordinati (uno stadio pieno!!!!) a rischio. Non si è voluto bussare prima, con umiltà, alle porte dell'Esm, e così sarà l'Esm, tra poco, a venirci a cercare, con un lungo e doloroso elenco di condizioni.
 
La cosa più grave è proprio il mix di stagnazione economica conclamata e crisi bancaria alle porte. Dinanzi a tutto questo, che l'Italia si consenta tre mesi di teatrino politico e mediatico su Senato e Italicum, parlando sempre e solo d’altro, è un sigillo definitivo di incompetenza e superficialità di una classe dirigente che va tutta pensionata.
 
C'è un intero establishment (di giovani e anziani), c'è un'intera élite che non aveva capito cosa stava accadendo in Inghilterra, che profetizzava sciagure per il Regno Unito, e non vedeva che era (ed è) la nostra barca (quella italiana, parte della collassante flotta dell'Europa continentale) a fare acqua da tutte le parti. Eppure, continuano a parlar d’altro, comodi nelle cabine di prima classe del Titanic.
 
E Renzi? La sua legge di bilancio (da quanto si comprende fino ad ora) è una pioggerellina di regalini (in deficit): qualcosina ai pensionati, qualcosina agli albergatori, e così via. Senza visione, senza respiro, senza uno choc economico consistente. Il Premier si conferma un irresponsabile: gioca le sue fiches sul tavolo del referendum, incurante dei problemi reali. E’ già successo ad altri, in passato. Ma non è una buona ragione per giustificare il rinnovarsi di questo metodo.
 
E Berlusconi (a proposito: auguri!)? Visto che abbiamo citato le fiches, gioca su almeno due tavoli. Da un lato, dirama comunicati per il No, dall’altro le sue televisioni lavorano per il Sì. E la scelta di Renato Schifani (che ha voltato tre volte per le “riforme” renziane, senza risparmio in Aula di aggettivi, di superlativi e di iperboli) come coordinatore della campagna per il No fa capire bene la debolezza e l’ambiguità dell’impegno di Forza Italia. C’è una propensione alla tattica, un tatticismo, che divora ogni strategia di ricostruzione del centrodestra. E questa ricostruzione non potrà avvenire più in stanze chiuse…
 

Tags:
capezzone renzi crisi bancaria referendum





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