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Politica
Cari PD, Conte, Salvini, Di Maio e Grillo imparate da Di Battista

Nell’intervista rubata due giorni fa da Del Debbio a Di Battista il romano ha affermato “non sono un liberale perché credo che lo Stato Sociale debba avere un ruolo nel paese” ed aggiungo io, nella moderazione del  capitalismo selvaggio attuale. Gli imperi finanziari, in questa globalizzazione fatta e preorganizzata per loro, si comportano come libera volpe in libero pollaio comprimendo i diritti sociali. Se il capitale viene tassato prende ed emigra e quindi gode di agevolazioni che violano i princìpi di fondo della nostra Costituzione: in altre parole i soldi che mancano per le casse dello Stato finiscono per essere messi dalla gente comune.

Il capitalismo “moderato” ha moltiplicato la ricchezza sin dal secolo scorso ma l’idea che la libertà estrema dei capitali equivalga alla libertà delle persone è una evidente follia, ciononostante i vari esponenti della “piovra” (il centro sinistra fucsia), dei radicali e dei forzisti, manco fossero camerieri del sistema finanziario globale e globalizzato, ripetono come un mantra l’ossimoro “democrazia liberale”, “le nostre democrazie liberali” ecc ecc.

 Io conosco abbastanza bene le tecniche di manipolazione politica per non comprendere che ci sia qualcosa di preorganizzato, che si sia di fronte ad una potente ideologia che vive dell’appoggio incontrastato dei media. Creano un timore atavico, profondo, in coloro che la pensano diversamente, i quali quindi, preferiscono tacere. Ciò che è temuto è il giudizio, è l’emarginazione, una vera e propria forma avanzata di conformismo-bullismo, una violenza psicologica a tutti gli effetti simile alle difficoltà che affrontano i genitori quando cercano di far uscire dalle sette quei disgraziati dei loro figli.

 Ripetere in ogni circostanza, meglio se non politica (una riunione a scuola ad esempio), i due termini insieme come fossero inscindibili (cosa che fino a 15 anni fa non accadeva se non in certi ambienti) serve ad inculcare che i termini “democrazia” e “liberale” siano sinonimi ma ciò è falso; in una democrazia si può infatti essere socialdemocratici, liberali, conservatori, progressisti, cristiano sociali ecc; l’establishment sta cercando di inculcarci l’ennesima forma di omologazione ad esso funzionale. Di questi tempi democratico e liberale sono piuttosto l’uno il contrario dell’altro, infatti il neoliberismo, cioè la attuale componente economico finanziaria dei liberali, contrasta la libertà delle persone e ne mangia la democrazia.

Quando in Senato o alla Camera il mantra viene comunicato a “reti unificate”, non ho sentito rimarcarne l’inopportunità mai da un Conte, da un Salvini, da un Di Maio, da un Gallo, da un Bagnai, mai da un democristiano, da un conservatore, da un pentastellato, da un progressista, da un postkeynesiano.

Di Battista invece da un anno a questa parte si è completato abbandonando lo stereotipato ruolo di “frontman” di partito, dimostrando una coraggiosissima libertà di pensiero quella che l’attuale M5s a guida Grillo-Fico pare aver mandato "affanculo".

Marco Giannini - Il Grillin Fuggiasco

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