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Politica
Carlo Calenda e Matteo Renzi: dal Terzo Pol(l)o al bullismo quotidiano

Carlo Calenda e Matteo Renzi: dal Terzo Polo al bullismo quotidiano

C’è un dramma che si consuma quasi quotidianamente: un politico famoso, toscano, ex presidente del Consiglio, bullizza selvaggiamente un politico romano, ex ministro e nipote di un famoso regista. Avete capito di chi si tratta?

Ma sì che avete capito, si tratta di loro due, l’ex duo del “gatto e la volpe”, Matteo Renzi e Carlo Calenda. Coloro i quali volevano fare il Terzo Pol(l)o e l’opera gli è riuscita male come un budino caramellato al sale rosa. E dire che erano stati avvertiti. Dalla fine della Balena Bianca chi non ha provato a ricostruirla tra i centristi? Un po’ tutti. L’ultimo fallimento fu quello di Casini-Rutelli-Fini.

Ma torniamo ai due che litigano manco fossero nel film “La guerra dei Roses” dell’inarrivabile Danny De Vito. “C’eravamo tanto amati”, avrà pensato quel romanticone di Calenda che è il nipote di Luigi Comencini, quello, guarda caso, della serie televisiva di Pinocchio, il buratto bugiardo a cui si allungava il naso. Prima delle ultime fatiche elettorali dello scorso anno Calenda s’era incoronato imperatore, e a dire il vero si è messo poi pure una buffa coroncina tra i capelli, invero forforosi, almeno d’estate. Dalla Gruber fece come Celestino V il “gran rifiuto” all’imperatore Letta e così tornò nelle braccia di Renzi che sacrificò vitelli e ztl pur di festeggiare il ritorno del grasso figlio prodigo. Ma dopo poco i due cominciarono a beccarsi, a lanciarsi frecciatine, a dissentire, a puntualizzare.

Leggi anche: Terzo Polo, Renzi: "Calenda? Tensione personale inspiegabile"

Uno, quello più furbo, il toscano quindi, se ne andava per il globo terracqueo - come dice la Meloni - a fare conferenze che profumavano di petrodollari l’altro invece si doveva accontentare dei sandwich ai Parioli. Che sono sempre dei signori sandwich, intendiamoci, e dei Parioli hanno il costo stellare, ma pur sempre un magro pasto per cotanto uomo. Sudava Calenda, mentre roteava come un derviscio tra le Flaminia e la Cassia. Pensava di essere diventato l’ago della bilancia, voleva fare la politica dei due forni, peccato però che fossero entrambi di Renzi, ma lui non l’aveva capito. Poi le prime batoste elettorali l’hanno riportato alla realtà. Renzi - che stupido non è - ha capito subito che Calenda era divenuto ormai solo un peso per lui e che dopo averlo usato per entrare in Parlamento non serviva più.

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