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Politica
CasaPound pronta a combattere a oltranza: "Lo sgombero non ci sarà"
Simone Di Stefano, segretario nazionale di CasaPound e candidato premier

CasaPound resisterà a oltranza, costi quel che costi. La notizia del possibile sgombero della sede storica della Tartaruga Frecciata giunge il lunedì successivo alla festa del tesseramento, più proficua che mai viste le tantissime firme raccolte per la presentazione delle candidature di CPI al Parlamento e alla Regione e le numerosissime tessere rilasciate a simpatizzanti e militanti vecchi e nuovi.

Il ministro Minniti e la sindaca di Roma Virginia Raggi hanno preso di mira la sede di Via Napoleone III nel quartiere Esquilino, occupata dal fondatore di CPI Gianluca Iannone nel 2003 e, da allora, mai abbandonata. Ma dai vertici fino all'ultimo arrivato, l'ordine è soltanto uno: difesa a oltranza.

Andrea Antonini, vicepresidente di CasaPound, in un post su facebook invita senza mezzi termini "a farsi sotto", mentre il candidato presidente della Regione Lazio Mauro Antonini dichiara: "Sembra assurdo che le priorità delle istituzioni siano queste. Ma siamo abituati. È chiaro che vi sia un interesse politico, ma mi viene da sorridere: hanno capito ben poco questi signori se pensano di poter chiudere un baluardo di Giustizia senza conseguenze". e aggiunge: "La conseguenza principale sarebbe quella di trovarsi di fronte centinaia di patrioti disposti a morire. A morire per il tricolore".

Luigi Di Stefano, papà del segretario nazionale e candidato premier Simone e di Davide, responsabile CPI Roma, si lascia andare ai ricordi e descrive in un accorato post su facebook cosa significhi la sede storica di Via Napoleone III per i "ragazzi" di CasaPound.

"Il palazzo era in passato adibito a uffici del Ministero della Pubblica Istruzione" scrive Luigi, "poi con la legge che obbligava alla scala antincendio esterna per gli edifici pubblici, vista l'impossibilità di realizzarla (su un lato sarebbe finista sulle rotaie del tram, dall'altro su un cortile interno senza via d'uscita) gli uffici furono sgomberati. Per un paio d'anni lasciarono un custode che viveva la con la famiglia, poi non lo pagarono più e anche questo se ne è andato lasciando il palazzo vuoto e abbandonato".

E continua: "Era destinato al degrado e all'occupazione da parte di stranieri e qualche banda metropolitana, invece fu occupato dal nucleo fondante di Casapound e gli appartamenti occupati da famiglie e persone senza casa (chi dormiva in macchina con la famiglia, due o tre anziani che dormivano nei cartoni e sono poi morti "dignitosamente" in ospedale)".

"Ci sono nati parecchi bambini (a volte sembra un asilo infantile)" prosegue, "tutte le mamme sono diventate "Zie" di tutti, ci si organizza coi turni per portarli o riprenderli a scuola, a judo, a pattinaggio, a calcio... le feste di compleanno di ognuno sono la festa per tutti. Ultimamente i più grandicelli sono arrivati alle medie e a volte si portano gli amici "per studiare" e quindi ci vedi adolescenti originari di mezzo mondo felicissimi di starsene per conto loro. Le famiglie approvano, sanno che a Casapound non gira droga,malandrini, paraculi... e alle feste vengono anche i genitori".

Più della sede di un movimento politico, più di una struttura logistica e burocratica, CasaPound è a tutti gli effetti una casa che ospita numerose famiglie, pronte a difendere a spada tratta la propria dimora. Luigi Di Stefano chiude il post con una frase sibillina: "Certo è che CasaPound non finisce col palazzo, ci abbiamo il Piano B". Quale sia questo piano B non è dato sapere, ma senz'altro chiunque dovesse pensare di presentarsi al recapito di Via Napoleone III numero 8 per sgomberare l'edificio troverebbe un'accoglienza di tutto rispetto. "Con il pugnale fra i denti", per usare un motto molto sentito negli ambienti della Tartaruga. Tartaruga che, come l'animale al quale sono ispirati il logo e il credo, può essere morbida ma dal carapace estremamente coriaceo. Minniti e la Raggi, insomma, sono avvertiti. 

 

 

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