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Politica
Bonafede nel mirino della Lega. E il governo ha rischiato ancora
Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede

Di Alberto Maggi

Il governo è stato a un passo dall'incidente parlamentare che avrebbe potuto avere serissime conseguenze sulla stessa tenuta della maggioranza. Fonti ai massimi livelli della Lega spiegano che il ritiro dell'emendamento sulla castrazione chimica, legato al provvedimento sul Codice Rosso, è stato fatto solo per "senso di responsabilità" e per evitare un terremoto che avrebbe investito l'intero governo.

Il ministro M5S Alfonso Bonafede era pronto infatti a dare parere  negativo all'emendamento leghista che, se non fosse stato accantonato, sarebbe stato esaminato con il voto segreto e - nonostante ufficialmente la posizione del Pd sia contraria - il forte timore era quello di un voto a favore della maggior parte dei parlamentari dem (sfruttando l'anonimato) che insieme al sì di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia avrebbe fatto andare il governo sotto su un provvedimento molto atteso in particolare dall'opinione pubblica.

Chicchierando con i deputati del Carroccio a Montecitorio è palpabile la forte irritazione nei confronti del Guardasigilli. "Fa quello che vuole. Non ci ascolta mai e non si coordina con noi", sbotta un deputato leghista. Un altro aggiunge: "Sul Codice Rosso è arrivato in Aula con gli emendamenti dei 5 Stelle non concordati e ha bocciato senza nemmeno discutere il nostro sulla castrazione chimica. Ecco perché lo abbiamo riproposto, salvo poi ritirarlo solo per senso di responsabilità e per evitare guai seri al governo. Ma così non va".

Castrazione chimica, Fdi fa spaccare la maggioranza

Sulla castrazione chimica la maggioranza alla fine si spacca lo stesso. Nonostante il dietrofront di ieri, oggi la Lega - durante l'esame del Codice rosso sulla violenza contro le donne alla Camera - ha votato a favore di un ordine del giorno presentato da Fratelli d'Italia. Contro invece i 5Stelle, insieme alle opposizioni. L'ordine del giorno è stato respinto con 383 no, 126 sì e 1 astenuto. Il governo, con la dichiarazione del sottosegretario Vittorio Ferraresi, si era rimesso all'aula. E la Lega ha voluto sottolineare così la distanza dagli alleati 5Stelle.

Altri leghisti in Transatlantico spiegano che "non è il primo caso. Anche sul ddl anti-corruzione non ci ha ascoltato, ignora le proposte della Bongiorno e non prende in cosiderazione nemmeno le idee del nostro sottosegretario alla Giustizia (Jacopo Morrone).

Nella Lega, proprio nel giorno del via libera all'atteso Codice Rosso, si parla apertamente di "problema Bonafede". Tanto che Matteo Salvini ne ha parlato direttamente con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il faccia a faccia di domenica scorsa in Toscana, vicino Firenze. "La giustizia è un tema centrale anche per noi è non potremo continuare a nascondere le nostre proposte per senso di responsabilità. Il problema va risolto". Il premier avrebbe assicurato al ministro dell'Interno di esercitare il suo potere di moral suasion su Bonafede affinché, almeno in futuro, sia più disponibile a coordinarsi con la Lega. Basterà? Stavolta c'è mancato davvero poco e il governo ha rischiato la figuraccia.

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