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Politica
Centrodestra, emorragia di fittiani e alfaniani per un posto in Parlamento

PUGLIA - Il futuro è incerto e i big della politica non hanno mai avuto tanta paura. Gli alfaniani rischiano di estiguersi dopo un’emorragia scatenata dalla fuga di tanti uomini di peso, come il senatore Massimo Cassano e il consigliere regionale Gianni Stea. L’ex sottosegretario al Lavoro torna da dove era partito, in Forza Italia, e porta con sé decine di amministratori pugliesi. Tra i berlusconiani della Puglia era scoppiata la rivolta, perché un ingresso del genere rischia di mettere in discussione le leadership consolidate, ma poi hanno dovuto inghiottire l’amaro boccone. Cassano indebolisce Fitto e porta molti voti: quindi serve. Berlusconi è riuscito a ridimensionare il suo ex ministro salentino, proprio nella regione dove la sua «protesi» aveva dominato per anni: Luigi Vitali, il coordinatore forzista incaricato di assaltare il forte fittiano, è stato spietato. Con i nuovi arrivi, si stima che Forza Italia si prenda la piena leadership nel centrodestra pugliese. Anche se la Puglia è nelle mani del centrosinistra proprio perché dall’altra parte manca l’unità: è una continua lotta piena di veleni e doppiogiochismo tra fittiani e berlusconiani. 

 


Intanto, le politiche sono vicine e i big si incontrano, discutono, pianificano freneticamente il loro futuro. Tutti col coltello tra i denti per garantirsi un posto a Roma. In Direzione Italia regna lo sconforto: nell’ultimo incontro con i suoi amministratori, Raffaele Fitto non ha saputo dare delle risposte chiare sulle possibili alleanze. Berlusconi non vuole più dare nessuna possibilità di riscatto al suo ex ministro per i Rapporti con le regioni. Tutto in alto mare. I fedelissimi di Fitto scalpitano, altri semplicemente scappano. Ci sono state, per esempio, le fughe annunciate di fittiani doc, come Rocco Palese (traghettato grazie a Brunetta in Forza Italia) e Saverio Congedo (ritornato tra i suoi ex compagni di An): gente che gode ancora di grande consenso sul territorio. 

A questo bisogna aggiungere la débacle leccese: il centrodestra è riuscito a perdere una città che era una vera roccaforte (per 20 anni) di Fitto e compagni. La coalizione è stata sconfitta al ballottaggio dal centrosinistra di Salvemini (unito a una parte del centrodestra), pur avendo raggiunto il 52 per cento dei voti al primo turno. È andato via Delli Noci, poi D’Autilia, tutti ex fittiani con una barca di voti. 

Alcuni si sentivano delegittimati dalla candidatura a sindaco di Lecce di un esterno, proprio quando c’erano altre candidature in campo (personalità politiche che avevano fatto parte della giunta uscente) e hanno dato il benservito a Giliberti, il candidato sindaco (a parole) sostenuto da tutta la coalizione, ma che nei fatti, attraverso il voto disgiunto, è stato fatto fuori proprio da alcuni volti noti della politica locale. 

È stato un modo per esprimere il malcontento nei confronti dei vertici fittiani. Veleni, doppi giochi e fughe. Raffaele Fitto prova a frenare l’emorragia pensando a un’alleanza con Fratelli d’Italia: questo è anche un modo per bloccare i passaggi dei suoi nel partito di Giorgia Meloni. Si dice, infatti, che Paolo Perrone, l’ex sindaco di Lecce, stia cercando da tempo un posto sicuro in Parlamento in cambio del suo contributo nel partito che ha tra i suoi simboli la Fiamma tricolore: suo cognato, il consigliere regionale Saverio Congedo, passato con FdI prima delle elezioni leccesi, del resto, gli avrebbe spianato la strada. Bisogna prendere atto che Direzione Italia non potrà garantire un posto a Roma a tutti quelli che sono in lista d’attesa. 

Solo a Lecce ci sono gli uscenti Bruni e Marti, poi c’è l’ex sindaco di Lecce, il presidente della provincia Gabellone e gli ex assessori: tutti con una gran voglia di una poltrona in Parlamento. Rischia di diventare un bagno di sangue per dei seggi che non ci sono. Fitto di recente ha incontrato Giorgia Meloni. Il principale sostenitore del passaggio dei fittiani nelle file dei Fratelli d’Italia è Ignazio La Russa, un big che non è più influente come una volta tra i vertici del suo partito. Dalle reazioni che si sono scatenate sul possibile accordo, si è capito che la base degli ex aennini non capirebbe un’unione simile: per loro l’ex ministro è un «ospite sgradito». Eppure, nelle scorse regionali fittiani ed ex aennini hanno corso uniti fino alla débacle, riuscendo però a piazzare diversi uomini in Consiglio regionale. Raffaele Fitto e i suoi hanno uno spirito democristiano con una visione europeista, a tratti liberista, mentre gli ex aennini parlano di «sovranismo», Stato sociale e briglie salde al libero mercato. Pensieri distanti, ma si sa che la politica è sintesi, spesso tra poli opposti. Così Fitto cerca di trovare il modo di garantire ai suoi almeno cinque seggi in Puglia attraverso un patto con gli ex aennini. Operazione difficilissima. 

C’è anche l’opzione dell’unione dei piccoli: Alfaniani, seguaci di Casini, Quagliariello, Parisi e altri come l’Udc. Questa soluzione, però, sarebbe un salto nel buio.  Molto più tranquilla un’alleanza con Giorgia Meloni,  secondo alcuni fittiani pugliesi, sulla scia del dialogo e delle alleanze mandate avanti alle scorse regionali pugliesi. Il passaggio di Cassano in Forza Italia di fatto ostacola un ritorno di Fitto tra i berlusconiani. Così Direzione Italia si trova davanti a un bivio: l’unione tra piccoli o Fratelli d’Italia, che a livello nazionale è una realtà che si sta affermando. 
Ma regna l’incertezza. 

Ecco perché molti fedelissimi dell’ex ministro di Maglie cercano la loro strada da soli: qualcuno si posiziona nell’Udc per poi correre alle politiche, come ha fatto l’ex assessore leccese Damiano D’Autilia, altri sono ancora lì a contrattare sottobanco, con un occhio rivolto alle mosse di Fitto. Fittiani doc in queste ore preparano le scialuppe di salvataggio per approdare in nuovi porti. Tanti sono già tornati in Forza Italia, come se fossero stati folgorati sulla strada di Montecitorio. Nelle scorse ore il coordinatore regionale dello Scudocrociato, Salvatore Ruggeri, ha rivelato un retroscena: «Noi dell’Udc non ci alleiamo con Raffaele Fitto, lui sta dialogando con Casini, Quagliariello e gli altri perché ha bisogno di esistere, noi no. In Puglia siamo sopra al 5 per cento: non abbiamo bisogno di Direzione Italia». 

Comunque, in molti saranno costretti a turarsi il naso alle prossime politiche per fare spazio nei vari partiti a degli «sgraditissimi ospiti» in cerca di futuro politico. La corsa è già cominciata. Tutti pronti a rifarsi la verginità in un centrodestra che a livello nazionale sembra volare alto, dopo le amministrative, ma che in Puglia vive una fase di declino e indebolimento. I partiti stanno diventando troppo liquidi, anche se qualcuno cerca di riorganizzarsi. Si va avanti tra leadership al tramonto e cani sciolti in cerca di glorie personali.

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centrodestra fittiani alfaniani





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