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Politica
Centrodestra, Fitto torna a trattare con l'Udc


E' un periodo molto delicato per i fittiani, che attendono un'ultima parola del loro leader sulle alleanze per la corsa alle politiche. I colpi di scena non mancano. Raffaele Fitto da molto tempo porta avanti in prima persona le trattative con l'area centrista. Con l'Udc sembrava che non ci potesse essere più un dialogo per la costruzione di una lista unica e invece la novità è che il leader di Direzione Italia ha ripreso a trattare con Cesa a Roma e con Ruggeri in Puglia. Il nodo per i fittiani è sempre lo stesso: garantirsi il collegio leccese e salvare i colonnelli rimasti, uno per ogni provincia (l'ex sindaco di Lecce Paolo Perrone, il dirigente nazionale Antonio Distaso, ma anche Chiarelli e Lettieri). "Tutti vorremmo i collegi migliori, ma bisogna ragionare insieme sui programmi comuni e garantire dignità a ogni alleato. Comunque, con Raffaele Fitto stiamo ragionando su una possibile alleanza" - chiosa il coordinatore regionale e tesoriere nazionale dell'Udc, Salvatore Ruggeri, che presto andrà a fare l'assessore in Regione, al fianco di Michele Emiliano, al posto del compianto Salvatore Negro, che era anche suo cognato.
In un primo momento la base leccese si era ribellata all'idea di stringere un accordo con il partito dell'ex ministro di Maglie, ma far lievitare le percentuali è un obiettivo che può meritare una conversione alla realpolitik. Se ne dovranno fare una ragione gli ex fittiani che proprio in questo periodo sono confluiti tra le file dello Scudocrociato, voltando le spalle a Direzione Italia.
Quindi, i centristi staranno a sinistra in Puglia e a Lecce, ma nel centrodestra a Roma. Intanto, Raffaele Fitto continua a perdere uomini anche nel paese più popoloso dopo Lecce: Nardò. Le migrazioni di questi tempi sono la normalità. Proprio lì sta per nascere il primo gruppo comunale leghista: il regista di questa operazione è il deputato Roberto Marti, ex braccio destro e uomo di fiducia del leader di Direzione Italia, che ora si prepara alla corsa al Senato con la Lega. Per Fitto è un colpo durissimo perché il deputato leccese si porta via molti uomini di peso dal punto di vista dei voti ottenuti sul campo, come l'ex assessore Luca Pasqualini. Senza contare il fatto che la lista che ha preso più voti, dopo Direzione Italia, alle scorse comunali leccesi è già diventata leghista: Grande Lecce, infatti, è una creatura di Marti.

La scarnificazione della squadra fittiana va avanti non solo a Nardò e Lecce, ma in tutta la provincia. Il primo obiettivo della Lega nel Salento è far eleggere Roberto Marti nel listino del Senato e Andrea Caroppo alla Camera. Per raggiungere la meta Roberto Marti si gioca anche tutti i contatti che Raffaele Fitto gli ha donato, quando lo considerava il suo braccio destro. Le "grandi manovre martiane" stanno fruttando molto: Giuseppe Alemanno, Antonio Vaglio (ex sindaco Pd poi convertitosi a Direzione Italia e ora salviniano), Dell'Angelo Custode e altri consiglieri comunali e politici neretini scelgono il partito della Lega. Tanti ex fittiani molto votati come Frasca attendono i tempi giusti, ma sono tentati dal passaggio. Nella Lega, che sarà un unico partito da nord a sud, ci saranno i nomi di molti amministratori di piccole comunità che un tempo erano fedelissimi di Fitto: a Nociglia Massimo Martella, Rainò e altri consiglieri comunali a Taviano e tutta una serie di amministratori locali da Veglie in giù.
Raffaele Fitto, però, resiste: il suo obiettivo è rinnovare la classe dirigente e ripartire. Eppure, oggi Direzione Italia non ha più gli stessi numeri di pochi mesi fa. Basta vedere quello che succede nel Comune di Lecce: i quattro consiglieri eletti sono rimasti in due, Perrone e Guido, anche se quest'ultimo pare sia pronto alla fuga. Gli ex assessori di peso come Messuti e Pasqualini sono già fuori dal partito. Inoltre, Paolo Perrone è rimasto solo perché ha avuto garanzie di candidatura al Parlamento: di lui si dice che abbia sempre pronta una scialuppa di salvataggio. Del resto, il cognato dell'ex sindaco di Lecce, Saverio Congedo, consigliere regionale che ora ha voltato le spalle a Fitto per militare in Fratelli D'Italia, è andato via poco tempo dopo che la sua candidatura a primo cittadino leccese è stata bocciata per far correre Mauro Giliberti. Insomma, i big non hanno nessuna intenzione di portare l'acqua al capo rischiando la scomparsa politica: quando le cose vanno male, si fanno trovare pronti davanti alla porta con le valigie in mano. Ecco perché adesso Raffaele Fitto avrà meno forza di un anno fa nelle trattative con i berlusconiani e con tutti gli alleati. Tutto questo ha spinto l'ex ministro di Maglie a rinunciare a convincere i possibili alleati a fare quella corsa solitaria che aveva sognato con Costa, Lupi, Parisi, Quagliariello e tutti gli altri uomini che ruotano nell'area moderata. Senza Berlusconi Fitto rischia la disfatta: sarà la quarta gamba, anche se dovrà turarsi il naso.
La speranza che culla l'europarlamentare di Maglie è che il leader di Forza Italia prima o poi esca di scena per lasciare spazio alla sua ascesa. Ma dovrà mettere in conto che nella battaglia delle segreterie romane per piazzare i propri uomini, la sua squadra potrebbe avere la peggio. In quel caso Fitto ne uscirà fortemente ridimensionato. Per evitare la débacle che toccò a Fini, l'ex ministro di Maglie cerca di essere pragmatico e studia un accordo con i centristi che lo faccia restare sulla scena nazionale, mentre è intento a bloccare l'emorragia di queste ore che mette a rischio la tenuta della sua squadra.

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