Centrodestra, Parisi: "Non voglio un partitino"
"Io erede di Silvio? Lo dirà l’elettore"
"Non so se sono l’erede di Berlusconi, lo dirà l’elettore, io porto avanti un contributo, anche se oggi non c’è un problema di eredità perché Berlusconi è attivo e vivo". Il giorno dopo la due giorni della sua convention, Stefano Parisi torna a parlare di futuro del centrodestra. Nel corso dell’intervista con Maria Latella su Skytg24, l’ex manager sottolinea come "il problema è chi sarà il candidato che sfiderà Renzi alle politiche. Io non voglio fare un partitino nel centrodestra, io voglio contribuire alla rigenerazione del centrodestra che ha perso 10 milioni di voti".
Mr Chili precisa anche che «Berlusconi mi ha aiutato in campagna elettorale ma non ci finanzia, non ci ha messo un euro, noi ci autofinanziamo, facciamo come i Radicali, chiediamo sempre soldi». Quanto alle possibili alleanze con la Lega, Parisi si dice convinto «che con la scadenza elettorale l’unità di trova». «Quello che conta è ricostruire le fondamenta programmatiche e culturali del centrodestra. Io - spiega - sono convinto che il centrodestra vince se è unito. Le ragioni dell’unità le abbiamo trovate a Milano e lì il programma l’ho fatto io, eravamo tutti d’accordo». I 10 milioni di voti persi dal centrodestra, secondo l’ex candidato sindaco di Milano «non sono andati a chi strilla, a Salvini o a Grillo. Io credo che queste posizioni, le posizioni radicali, non saranno mai maggioritarie, saranno sempre di nicchia».
Parisi, nel corso dell’intervista, tocca anche il tema della riforma costituzionale, e in particolare della strategia del premier Matteo Renzi, che per Parisi «ha spostato l’attenzione sulla sua carriera, pensando di ricattare l’opinione pubblica, la responsabilità è sua. Ma il rischio caos avanzato da Renzi si sta rivelando un boomerang per l’Italia e per Renzi stesso, come dimostra il fatto che l’aumento di capitale di Mps è sospeso fino al referendum». Renzi per l’ex manager dovrebbe dire che l’Italia «non entra nel caos sia in caso di vittoria del Sì che di vittoria del No. Lo deve dire forte a Goldman Sachs e alle banche che sono intorno a Mps. Molti votano Sì perché hanno paura di una crisi economica, e invece non è vero».