Comune di Roma nel caos, quanti cliché nei Cinque Stelle
Quanto mostrato dal Movimento 5 Stelle circa il caso del Comune di Roma evidenzia cliché comportamentali sorprendenti
Di Ernesto Vergani
Quanto mostrato dal Movimento 5 Stelle circa il caso del Comune di Roma, della sindaca Virginia Raggi, del parlamentare Luigi Di Maio che si scusa per la e-mail letta male, dei contrasti nel Direttorio, dell’intervento del fondatore Beppe Grillo, evidenzia cliché comportamentali (ambivalente semplificazione per l’intelligenza) sorprendenti.
Un misto di pregiudizi su politica, comunicazione e management. L’ idea del potere, come qualcosa di circoscritto, di alleanze mutevoli, di stare sulla riva ad aspettare il cadavere. Si guardi alla comunicazione, a quel casco sbandierato dal parlamentare Alessandro Di Battista, che, a chi non sa del suo tour in motocicletta, fa pensare agli anarchici della Val di Susa. Imbarazzante la riunione fiume di dieci ore. Il che non deve sorprendere vista la prassi delle riunioni fiume in ambito aziendale (il cui tempo notoriamente è inversamente proporzionale alla competenza dei partecipanti - e quanto dovrebbero durare le riunioni del Presidente degli Stati Uniti d’America?)
Certo non è possibile tornare indietro, al diritto di voto per censo (ricchi e istruiti). Ma si può dubitare. Guardare all’opposto. Provare a pensare che il popolo è ingiusto, che da che mondo è mondo potere è semplicemente sapere, che velocità e competenza si accompagnano (e del resto time is money). Rimane il dato oggettivo, a partire dai soldi che gli italiani tramite le loro tasse mandano in modo sproporzionato a Roma, un pozzo senza fondo, senza vedere risultati.