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Politica
Comunicazione e politica: come districarsi nella giungla elettorale

Comunicazione e politica, libro di Angelo Baiocchi. Una lettura buona per districarsi nella giungla della politica e non soccombere alle imboscate della propaganda in campagna elettorale

Per verificare che gli italiani abbiano le idee confuse riguardo alla politica basta ascoltare i discorsi in metro, nei bar, nei mercati e negli altri luoghi dove ancora resistono frammenti di socialità e, volendo aggiungere un tocco di tecnica, guardare l'aumento dell'astensione nelle elezioni politiche che nel 2013 ha toccato il record negativo. Le cause sono tante, forse milioni di milioni, e una parte di responsabilità, non la principale, ce l'ha anche la comunicazione utilizzata dalla politica. Orientarsi è uno sforzo fatto da molti e per riuscirci ogni mezzo è buono. Angelo Baiocchi ha scritto un libro, Comunicazione e politica. Guida moderna per cittadini sbandati e per politici allo sbando (Ed. Ponte Sisto) in libreria dal 27 febbraio.. Lui è un uomo di comunicazione, lo è da tanto tempo, docente universitario, autore, regista, giornalista, dirigente di aziende e di istituzioni, tanti ruoli diversi svolti navigando con la perizia di un marinaio esperto sia nel settore privato che in quello pubblico, a questo aggiunge la passione per la politica e la storia. Per presentare la sua opera, Baiocchi, con il Club delle Relazioni Esterne, ha organizzato un incontro presso il Centro Studi Americani, prestigiosa istituzione culturale con sede nel seicentesco Palazzo Mattei di Giove in via Caetani, pieno centro di Roma, il rione di via del Gesù e di via delle Botteghe Oscure per intenderci, una strada dove politica e storia si incrociano. Il portone del palazzo è come un gate temporale, nel momento in cui lo varchi è come se partissi per un viaggio che ti proietta all'indietro. Passato l'androne un po' in penombra, appare un cortile magnifico con statue, decorazioni e rilievi e poi lo scalone in marmo che ti porta verso una loggia e ai piani superiori, la salita è di un certo impegno ma l'atmosfera in cui sei immerso non te ne fa accorgere e poi affreschi, quadri, reperti e libri, tanti libri. La sala dell'incontro è piena oltre la capienza.

Il tavolo dei presentatori è autorevole e competente; Pialuisa Bianco, giornalista e saggista, Domenico De Masi, sociologo e doecente Università La Sapienza, Edoardo Novelli, storico e docente Università Roma Tre, Mario Sechi, giornalista e saggista, sono coordinati da Paolo Mazzoletti del Centro Studi Americani e introdotti da Stefania Salustri, presidente del Club delle Relazioni Esterne. Un po' saggio, un po' racconto, il libro di Baiocchi è diviso in due parti. Nella prima analizza le principali tendenze della comunicazione politica del nostro tempo che vengono dalla crisi dei partiti e dei loro sistemi ideologici, dalla personalizzazione della leadership e dalle nuove tensioni sociali che hanno rovesciato schemi antichi. Nella seconda esamina con rigore e vivacità il modo di comunicare dei principali leader politici dell’ultimo decennio, brevi profili in cui ognuno è raccontato nelle sue caratteristiche e nel suo essere espressione di nuovismi politici o di lunghe tradizioni. Nel libro ci sono anche delle risposte. Il capitolo Che fare? che chiude la prima parte è un mini breviario adatto a tutti. Scritto in prima persona, con un pizzico di amarezza e buone dosi di ironia, è anche un po' un'autobiografia con richiami, ricordi e squarci sulle simpatie politiche. C'è tanto. Andiamo. Il compito dell'apertura tocca a Stefania Salustri: “Angelo Baiocchi dice che il nucleo centrale della comunicazione politica si è spostata dal dire bene di me a dire il male dell'altro, dal dire, io risolverò i problemi del paese mentre i miei avversari non lo sanno fare, al dire, i miei avversari sono tipi ignobili e delinquenti. Questo probabilmente deriva dalla crisi dei sistemi valoriali dei partiti e anche dall'abbassamento del livello del ceto politico. Ecco questo è il nodo centrale della nostra discussione e del libro di Baiocchi”. Un libro con tante sfaccettature e tanti argomenti non è riassumibile brevemente il più titolato a farlo è l'autore. “La vita politica e comunicativa di questo paese è una spirale verso il basso che comincia con una politica oggettivamente mediocre. Mediocrità che viene amplificata dai media e dal popolo della rete. Una politica che attaccata dà retta alla demagogia che circola, cerca disperatamente di adeguarsi e peggiora suscitando una nuova ondata di attacchi da parte del pubblico, dei media, del popolo della rete e così via”. Si succedono gli interventi. Dibattito articolato e ricco. De Masi sottolinea la crisi dei modelli sociali di riferimento e la difficoltà della sinistra a misurarsi con il neoliberismo. Pialuisa Bianco conferma e sviluppa il concetto di mala comunicazione, cioè il fatal error cui va incontro il ceto politico, già presente nel libro. Edoardo Novelli collega la discussione alla contemporaneità inquadrando storicamente le campagne elettorali precedenti e paragonandole con quella in corso. Mario Sechi confronta, in un quadro internazionale, la vaghezza della situazione politica con la crudezza della realtà quotidiana.

Tutti affrontano il tema del populismo dilagante. Ma è inevitabile che l'attualità della campagna elettorale, culmine di ogni strategia di comunicazione politica, prenda il sopravvento, alla fine dell'incontro gli ospiti accettano volentieri di parlarne rispondendo ai nostri interrogativi. Ma com'è la campagna elettorale 2018? “Non è la peggiore della storia. Questa è la più brutta si dice di tutte. E' una costante perché la campagna elettorale ha elementi di criticità, di tensione e anche di volgarità che per certi aspetti la rendono un fastidio” dice Novelli mentre per De Masi: “E' più o meno come tutte le altre. Naturalmente io non ne ho mai viste due uguali anche questa ha le sue diversità ma non mi sembra un disastro rispetto alle altre” Sechi non ci sta: “Come non è vero che questa è una delle campagne peggiori probabilmente è la peggiore della storia. In una condizione di pax sociale, non abbiamo ideologie di mezzo, non abbiamo scontri come negli anni 70, non c'è la situazione del dopoguerra, abbiamo una campagna elettorale che il centro studi guidato dal professor Cottarelli ha certificato: l'impatto delle spese dei programmi economici dei partiti equivale a 1000 miliardi. Vi sembra questa una campagna elettorale rispettosa del contribuente italiano?” linea che Baiocchi condivide “Personalmente sono più dalla parte di quelli che dicono che è una delle peggiori che si siano viste. I motivi sono tanti e quello principale è che non vedo nessun tipo di visione su quello che dovrebbe essere il paese nei prossimi anni. Ci si concentra sulla speculazione dei guai giudiziari dell'avversario che poi ti cascano sempre in testa e su queste assurde promesse di regalie.” e per Bianco: “Le promesse elettorali ci sono sempre state e sono sempre da prendersi con le molle, oggi appaiono più esorbitanti perchè la battaglia è molto forte ed è difficile uscirne vincenti”.

C'è una diversità rispetto a prima, ora quasi tutto è accentrato sul leader che sembra più un front man che non un dirigente. “Negli anni 50 e 60 non c'era un manifesto elettorale con la  faccia di un leader, non c'era Togliatti con vota comunista o De Gasperi con vota democristiano, Moro fa ritirare un manifesto che gli fanno con la sua faccia. I partiti gestivano in toto la loro comunicazione” ricorda Novelli. Il ruolo dei partiti è cambiato sembrano solo contenitori di voti. “Un partito difende un'ideologia. La diversità maggiore è che non ci sono più ideologie e questo viene considerato un vantaggio mentre è un disastro” specifica De Masi e Bianco osserva:: “I partiti hanno perso la propria struttura, la propria identità, quindi il leader identifica quel che resta. E' un po' questo il meccanismo della personificazione” e per Baiocchi: “E' cosi ed è dimostrato dal fatto che la campagna elettorale non si fa per strada, con i cartelli, nemmeno più con gli spot televisivi, a prescindere dalla par condicio, ma si fa prendendo i vari leader e facendogli fare il giro come facevano le commedie dell'arte, c'è una personalizzazione ormai quasi teatrale.” Ma chi è il leader più efficace chiediamo a Baiocchi. “Silvio Berlusconi. Per tutto quello che è successo nella politica italiana degli ultimi venticinque anni. Lui è stato uno straordinario modernizzatore e il suo approccio oggi è un po' comune a tutti. Come ho scritto nel libro ha una marcia in più, a prescindere dalle sue posizioni politiche che non mi vedono molto vicino, però è bravissimo, uno dei pochi che ha capito che la democrazia ha bisogno dei numeri, quindi l'aritmetica, quindi le aggregazioni.” Il libro. A chi dei leader in campo manderebbe una copia? “Una l'ho già mandata a Matteo Renzi” ci risponde Baiocchi. E tempo di chiudere, anche per il Centro Studi Americani. Rivarchiamo il portone-gate e il traffico ci porta via

COMUNICAZIONE E POLITICA. Guida moderna per cittadini sbandati e politici allo sbando
Angelo Baiocchi - Edizioni Ponte Sisto - Pag 296 -  € 16,50

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