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Politica
I comunisti alla conquista di Roma: nessun accordo con Fassina e M5S


Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
 

Quale sarebbe il primo provvedimento se diventasse sindaco?
"A Roma oggi non basta un semplice cambio serve una vera e propria rivoluzione. Chiunque governerà sulla base di quelli che sono gli indirizzi stabiliti dal patto di stabilità e dalle politiche di tagli volute dalla UE, non potrà fare altro che il commissario fallimentare della città. Il primo punto è quindi stracciare quelle regole, che sono funzionali solo agli interessi della finanza. Anche il debito pubblico non è frutto delle scelte dei lavoratori romani, ma di qualche amministratore che ha giocato con derivati e finanza. Una volta fatto questo si può dare una risposta alle emergenze della città".

Qual è il programma del Partito Comunista per il Comune di Roma?
"Il PC ha in mente una città che parta dalle esigenze dei lavoratori, delle famiglie, con grande attenzione alle periferie. In questi anni centrodestra e centrosinistra hanno consegnato Roma alla speculazione e ai palazzinari. Con noi non avrebbero vita facile. Al primo posto c’è l’emergenza casa. Migliaia di famiglie senza un alloggio, in una città che ha centinaia di migliaia di immobili sfitti. Non servono nuove colate di cemento per far arricchire palazzinari e corrotti di turno. Basta l’esproprio di quelle che sono proprietà di grandi gruppi bancari, enti, istituti ecclesiastici e servono come fonte di speculazione. Una gestione pubblica e con partecipazione decisionale diretta dei lavoratori nelle municipalizzare, fermando i processi di privatizzazione. Nuovi contratti per i dipendenti pubblici, col riconoscimento del salario accessorio nella quota base, assunzione dei precari e copertura degli organici. Potenziamento dei servizi pubblici, con gratuità e agevolazioni per fasce sociali più deboli. Riqualificazione delle periferie, e piano giovani che sono collegati strettamente, con investimenti culturali, sportivi, ricreativi nei quartieri. La Roma che vorrei è quella di Petroselli in cui questi temi erano al centro dell’azione politica nelle giunte comuniste".

Che cosa pensa di quanto accaduto tra il Pd e l'ex sindaco Marino?
"Non difendo la gestione di Marino, che è stata succube delle peggiori politiche del PD. Il Piano Tronca non fa altro che riprendere gli indirizzi tracciati da quella giunta sulle privatizzazioni e le riduzioni di spesa. Certo Marino era un soggetto poco controllabile dalle gerarchie del partito e sicuramente per le vicende di mafia capitale e la gestione del giubileo è stato destituito. Un passaggio che ha dimostrato ulteriormente la natura del PD, che ha provocato una frattura ulteriore tra la città e la politica".

I sondaggi danno molto forte il M5S. Che cosa vi differenzia dai grillini?
"Il Movimento Cinque Stelle non ha un progetto alternativo di società. La critica ai costi della politica, agli sprechi alla corruzione è condivisibile, ma se non si indicano le cause di tutto questo si resta su un piano parziale. La corruzione esiste perché c’è un sistema di interessi economici che la genera: o si attacca quel sistema, o le soluzioni saranno sempre parziali. Parliamo di una forza eterogenea senza una linea comune, in cui spesso le soluzioni prospettate sono più liberiste di quelle di PD e centrodestra. Trovo la democrazia del web uno strumento perverso. E’ facile che chi ha controllo su sistemi informatici riesca a influenzare le decisioni. Poi sono un tipo da vecchia scuola. Preferisco le riunioni di sezione nei quartieri. Quelle dove ti guardi in faccia e non c’è nessun muro tra dirigenti, militanti, simpatizzanti. Le trovo straordinariamente moderne".

Con Fassina e Sinistra Italiana ci sono possibilità d’intesa?
"No. La cosiddetta sinistra radicale non ha deciso da che parte stare. Hanno governato fino a ieri insieme a Roma, governano insieme col PD alla regione Lazio, ogni giorno escono dichiarazioni ambigue sulle primarie. Fassina è stato viceministro dell’Economia nel governo Letta, lo stesso governo di Alfano. Oggi gioca a fare Mao Tse Tung ma non è credibile agli occhi di nessuno. Col PD e con chi lo sostiene, o pensa esistano margini di compromesso su punti programmatici, nessun accordo".

La sua giovane età, appena 26 anni, è un ostacolo o un aiuto in questa corsa?
"Il PC a Roma avrà il 50% di candidati sotto i 30 anni nelle proprie liste. La ricostruzione comunista viaggia sulle spalle di una generazione nata dopo la fine dell’URSS e del PCI e trovo che questo sia un segnale molto positivo, che dimostra come le nostre idee siano vive e attuali. Ci sono lati positivi e negativi, ma una cosa è certa: quella del “giovanilismo” è una retorica che rifiutiamo senza appello. Non vogliamo essere etichettati come la lista dei giovani. Noi siamo i comunisti".
 

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romacomunisti





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